La scienza non è solo un insieme di scoperte: è anche un metodo, cioè un modo di lavorare per ottenere conoscenze affidabili. Ma quale metodo? Nel corso della storia diversi studiosi hanno dato risposte diverse.
1. Newton e la scienza come scoperta di leggi universali
Isaac Newton (XVII secolo) vedeva la natura come una macchina ordinata, governata da leggi matematiche. Il metodo consisteva in:
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osservare i fenomeni,
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formulare ipotesi,
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fare esperimenti per verificarle,
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enunciare leggi generali (come la gravitazione universale).
È un modello deterministico: conoscendo le leggi, possiamo prevedere i fenomeni.
2. Popper e il principio di falsificabilità
Karl Popper (XX secolo) rompe con l’idea che la scienza “provi” le teorie. Per lui nessuna teoria può essere dimostrata vera una volta per tutte: può solo resistere ai tentativi di essere smentita.
Una teoria è scientifica se è falsificabile, cioè se possiamo immaginare un esperimento che potrebbe dimostrarla sbagliata. La scienza, quindi, avanza eliminando le ipotesi false.
3. Kuhn e i “paradigmi”
Thomas Kuhn introduce un’idea diversa: la scienza non procede solo con esperimenti e confutazioni, ma anche attraverso fasi storiche.
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C’è un periodo di “scienza normale”, in cui gli scienziati lavorano dentro un paradigma (un insieme di teorie e metodi condivisi).
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Poi arrivano anomalie che il paradigma non spiega.
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Quando le anomalie diventano troppe, avviene una rivoluzione scientifica: il vecchio paradigma viene sostituito da uno nuovo (ad esempio: da Tolomeo a Copernico, o da Newton a Einstein).
4. Lakatos e i “programmi di ricerca”
Imre Lakatos cerca un compromesso tra Popper e Kuhn. Secondo lui la scienza non cambia con salti bruschi, ma attraverso programmi di ricerca:
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ogni programma ha un “nucleo duro” di idee che si cerca di proteggere,
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attorno a esso ci sono ipotesi accessorie che possono essere modificate per rispondere a nuovi dati.
Un programma è considerato “progressivo” se riesce a fare previsioni nuove e corrette; diventa “degenerativo” se serve solo a salvare vecchie teorie senza portare scoperte.
5. Paul Feyerabend e il “contro-metodo”
Un’altra posizione ancora più radicale è quella di Paul Feyerabend, che critica l’idea stessa di un unico metodo scientifico rigido. Secondo lui, nella storia della scienza i grandi progressi spesso non sono avvenuti seguendo regole fisse, ma rompendo le regole esistenti. Galileo, ad esempio, per sostenere la teoria copernicana non rispettò sempre il metodo sperimentale classico: usò anche strategie retoriche e forzature.Conclusione
Il metodo scientifico non è un unico percorso valido per sempre:
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Newton vedeva la scienza come ordine e leggi universali.
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Popper la vede come critica e falsificazione.
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Kuhn come una storia di rivoluzioni e cambi di paradigma.
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Lakatos cerca equilibrio, parlando di programmi di ricerca.
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Feyerabend, infine, rifiuta regole fisse e mette al centro la creatività.
Capire questi modelli significa vedere la scienza non come un blocco rigido di verità, ma come un’attività umana dinamica, fatta di logica, ma anche di storia, errori e intuizioni.