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lunedì 14 luglio 2025

L’insegnante del futuro: guida, compagno, costruttore di senso

C’è una strofa amara e lucida in una vecchia canzone di Antonello Venditti, "Compagno di scuola", che recita:

“il professore, che ti legge sempre la stessa storia, nello stesso modo, sullo stesso libro, con le stesse parole. Da quarant'anni, un’onesta professione.”

Questa frase descrive una figura di insegnante che, pur con buona volontà, ha smesso di interrogarsi sul senso profondo del suo ruolo. Ma oggi, in un mondo dove le informazioni si trovano con un clic, è ancora possibile essere un buon insegnante limitandosi a trasmettere nozioni?


La risposta è chiara: no. Nell’era digitale, dove contenuti e definizioni sono ovunque, l’insegnante non può più essere solo un deposito ambulante di conoscenze. Deve diventare un facilitatore, un mediatore di senso, qualcuno che accompagna gli studenti non solo a sapere cosa, ma a chiedersi perché e come. Deve stimolare la curiosità, aprire spazi di dibattito, suscitare domande, problematicizzare la realtà, anziché proporla come un elenco di verità già pronte.


Questo non significa rinunciare al rigore. Le conoscenze, specie quelle scientifiche, restano fondamentali. Ma andrebbero storicamente contestualizzate: far capire come una scoperta nasce da una domanda, da un errore, da un’intuizione, rende la materia viva, umana, affascinante. Capire la storia della matematica, o le controversie della fisica, è molto più formativo che imparare formule a memoria.


Ancora più importante, però, è che l’insegnante sappia orientare i giovani verso la scoperta di sé. Troppo spesso la scuola – in modo più o meno esplicito – trasmette valori conformisti: successo esteriore, carriera, status, punteggio. Ma un’educazione autentica dovrebbe aiutare a coltivare la vita interiore, a scoprire e valorizzare i propri talenti unici, anche se piccoli, anche se non spendibili subito sul mercato del lavoro.


Figure come quelle di Don Lorenzo Milani, John Dewey, o Paulo Freire ci hanno insegnato che l’insegnante può essere anche un compagno di viaggio, uno che non impone verità ma le cerca insieme ai suoi studenti. Non deve diventare uno psicologo né un amico, ma un adulto autorevole e aperto, che ha il coraggio di mostrare dubbi, di ascoltare davvero, di non recitare un ruolo prefissato. In questo modo può diventare un punto di riferimento, non per ciò che “sa”, ma per come pensa e per come si relaziona.


In conclusione, l’insegnante del futuro dovrà essere molto più che un trasmettitore di nozioni. Dovrà essere una guida che aiuta a pensare, a conoscere se stessi e il mondo in modo critico e profondo. Solo così la scuola potrà tornare a essere non un obbligo da sopportare, ma uno spazio vivo di crescita, trasformazione e liberta'.