Anni fa, nel 1983, il comico Paolo villaggio scrisse un libro dal titolo Come farsi una cultura mostruosa., dove prendeva in giro sia i manuali di “cultura generale” sia l’ansia di apparire colti senza esserlo davvero. Tuttavia, prima o poi, tutti noi siamo presi dall'esigenza di farci una cultura, che non si limiti alle nozioni apprese a scuola, ma derivi dalla costruzione un bagaglio magari essenziale, una cassetta degli attrezzi che ci aiuti ad affrontare la vita in maniera incisiva e gratificante.
In passato, chi voleva “farsi una cultura” doveva dedicare moltissimo tempo alla lettura di libri, giornali, riviste e al confronto diretto con persone colte. Si passavano ore in biblioteca, si sfogliavano pagine fitte di elzeviri, si seguivano conferenze e dibattiti. Questo percorso era lungo, faticoso, ma spesso dava frutti solidi: una conoscenza ampia, ben strutturata e profonda.
Oggi, con il digitale, tutto è cambiato. Internet, i podcast, YouTube e perfino i chatbot permettono di trovare risposte in pochi secondi. È come avere un’enciclopedia sempre aperta e interattiva. Questa sorta di “turbo” inserito nel nostro sistema cognitivo può essere un vantaggio enorme: si possono scoprire argomenti in modo rapido, ascoltare lezioni di esperti, vedere documentari di qualità e seguire corsi online gratuiti. Ma c’è un rischio: accumulare nozioni senza trasformarle in vera conoscenza. Per crescere davvero, serve metodo.
Come si costruisce, allora, una cultura “mostruosa” oggi?
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Leggere, ma bene. Non serve divorare migliaia di libri: basta sceglierne alcuni importanti, leggerli con attenzione e capire i concetti. Meglio pochi testi fondamentali che una valanga di informazioni frammentarie.
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Usare il digitale con criterio. YouTube, podcast, siti e chatbot possono ampliare la mente, ma bisogna selezionare le fonti. Non tutto ciò che troviamo online è vero o di qualità.
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Scrivere e raccontare. Riassumere ciò che impariamo, parlarne con altri, scrivere appunti: è il modo migliore per fissare le idee.
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Vivere esperienze reali. Viaggi, musei, incontri con persone diverse, conferenze, volontariato: la cultura non è solo nei libri, ma anche nel mondo e nelle relazioni.
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Coltivare la curiosità. Chiedersi “perché” e non fermarsi alle prime risposte. Una mente curiosa costruisce una cultura più solida di chi studia solo per obbligo.
In sintesi, oggi “farsi una cultura mostruosa” non significa accumulare informazioni come fossero trofei, ma saperle scegliere, collegare e usare nella vita reale. Chi impara a farlo diventa più libero, più consapevole e più capace di capire il mondo.