Emma Bovary e Anna Karenina: due destini paralleli?
Il paragone è inevitabile. Emma e Anna sono forse le due figure letterarie più celebri dell’adulterio femminile. Entrambe vivono un matrimonio opprimente, cercano nell’amore la salvezza, e precipitano nel dramma. Ma ci sono differenze fondamentali:
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Emma Bovary è una sognatrice illusa, che cerca di vivere la vita come un romanzo. È dominata dall’immaginario, incapace di confrontarsi con la realtà.
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Anna Karenina, invece, è più lucida, più tragica. Ama davvero Vronskij, ma è dilaniata dal conflitto tra passione e dovere. Tolstoj non la condanna, ma la ritrae con compassione profonda, dentro una società rigidamente patriarcale.
In Flaubert prevale l’ironia, il disincanto, la critica alla stupidità borghese. In Tolstoj c’è un tormento morale, una riflessione quasi religiosa sul senso della vita.
Emma muore avvelenandosi, in una scena grottesca e straziante. Anna si getta sotto un treno, in un gesto tragico che ha fatto storia. Ma Emma muore per delusione, Anna per disperazione. E questo segna la differenza tra una sconfitta piccola-borghese e una catastrofe interiore.
Nana: corpo, denaro e decadenza
Con Nana, Zola sposta lo sguardo sull’ambiente del demi-monde, la Parigi del Secondo Impero, dominata da sesso e denaro. Nana è una prostituta d’alto bordo, rozza, ignorante, ma dotata di un potere magnetico sugli uomini. Mentre Emma cerca l’amore romantico, Nana incarna la potenza distruttiva del desiderio sessuale, svincolato da ogni idealismo.
Zola non la giudica né la assolve: la ritrae come un animale da scena, un simbolo vivente della decadenza borghese. La sua morte (atroce, per vaiolo) è descritta con realismo clinico, come una decomposizione simbolica del corpo e della società.
Emma è una vittima del sogno, Nana del mercato. Due facce diverse della stessa medaglia: l’alienazione della donna nella società maschile e capitalista.
Clarissa Dalloway: introspezione, modernismo, nevrosi
Con La signora Dalloway, Virginia Woolf apre un altro universo: non più la trama forte e il destino tragico, ma il flusso di coscienza, la riflessione psicologica, la giornata qualunque che diventa rivelazione.
Clarissa è l’antitesi di Emma: non cerca amanti, non rompe il matrimonio, ma si interroga sul senso della propria esistenza borghese, sul tempo che passa, sull’amore non vissuto. Vive una insoddisfazione silenziosa, fatta di rimpianti e pensieri inconfessati.
Se Emma è una donna che agisce e sbaglia, Clarissa è una donna che pensa e si trattiene. Eppure, il vuoto esistenziale le accomuna: l’impossibilità di vivere pienamente, ciascuna per ragioni diverse.
Conclusione: quattro donne, quattro società, quattro visioni del desiderio
Personaggio | Desiderio | Ostacolo | Esito |
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Emma Bovary | Romanticismo amoroso | Mediocrità borghese | Suicidio per delusione |
Anna Karenina | Amore passionale e profondo | Morale e società | Suicidio per disperazione |
Nana | Sessualità e potere | Mercificazione del corpo | Morte come decomposizione |
Clarissa Dalloway | Vita interiore, autenticità | Tempo e convenzioni | Resistenza silenziosa |
Quattro donne che, in modi diversi, rivelano le contraddizioni della loro epoca. E che ci interrogano ancora, con forza, sulla fragilità del desiderio e sull’impossibilità – o difficoltà – di essere pienamente se stesse in un mondo che spesso decide per loro.