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venerdì 14 giugno 2024

Le baby gang: un fenomeno sociale da affrontare

 

L’adolescenza, fase critica della crescita umana, può accompagnarsi a comportamenti devianti e criminali. Tra questi, spicca il fenomeno delle baby gang: gruppi di giovani o giovanissimi dediti a violenze che spaziano dal bullismo e vandalismo a furti e aggressioni sessuali. Preoccupante è il coinvolgimento persino di bambini e il fatto che tali fenomeni non siano più limitati alle periferie urbane degradate, ma coinvolgano ragazzi apparentemente integrati, provenienti da famiglie “perbene”. Questo problema sociale necessita di essere affrontato, prevenuto e possibilmente risolto.


 L'influenza del gruppo


La cultura occidentale pone un forte accento sull’individualismo, ma è innegabile che ogni individuo entra in relazione con gli altri, subendo influenze sia positive che negative. L’Io, in questa visione, appare sempre più come una costruzione sociale, frutto di una complessa interazione con l’ambiente esterno. Ne deriva che gli individui tendano ad aggregarsi in gruppi, dove l’individualità si dissolve nel Noi, guadagnando forza dagli altri componenti. Esempi di questi gruppi includono la famiglia, l’esercito, una squadra di calcio, un'orchestra, una classe scolastica. In questi contesti, l’individualità è spesso parzialmente persa.


Per gli adolescenti, il gruppo dei pari ha un'importanza cruciale. Tuttavia, quando all’interno del gruppo emerge un leader unico e dominante, il gruppo può trasformarsi in un branco. L’adolescente, in cerca di identità e autonomia, spesso si ribella alle regole familiari e sociali, affascinato dal potere e dal dominio, che possono portare a un disprezzo per la vita e persino all’omicidio.


I fattori di spinta: denaro e potere


Come evidenzia lo psichiatra Vittorino Andreoli, la condizione dell’adolescenza mette in conflitto il gruppo familiare-scolastico e quello dei pari. Nella società contemporanea, il denaro è divenuto la misura di tutte le cose. Gli adolescenti, sentendo acutamente la mancanza di denaro, possono rivolgersi a furti e altre attività illegali per procurarselo. Questa ricerca di denaro, spesso vissuta come un gioco, allenta i freni inibitori, portando i giovani a compiere azioni che non avrebbero mai osato individualmente.


Le violenze sessuali commesse dal branco non sono mosse dal piacere carnale, ma da un desiderio di dominio totale e violento sulla vittima. Nel caso del bullismo, si tratta di atti di sopraffazione verso i più deboli, che variano dalla derisione alla violenza fisica, esprimendo un tentativo illusorio di superare la propria fragilità interiore. Nel vandalismo, la distruzione di oggetti pubblici rappresenta un disprezzo verso la comunità, con l’obiettivo di superare l’emarginazione e le frustrazioni esistenziali, esprimendo rabbia e cercando un dominio sulle cose e sulle persone.


La risposta alla violenza


Alla violenza delle baby gang non si può rispondere con violenza istituzionale, ma con un’attenzione profonda alla questione giovanile. Occorre incoraggiare gli adolescenti a esprimere i propri desideri, conciliandoli con quelli degli altri, dando maggiore enfasi al Noi rispetto all’Io. Un progetto educativo, fondato sulle scienze umane, è la risposta efficace. L’educazione deve essere flessibile, adattandosi alle trasformazioni sociali e ai cambiamenti epocali.


Educare a vivere


Oggi, la scuola non deve solo combattere l'analfabetismo, ma insegnare a vivere. Deve educare il pensiero e l’affettività, integrando le tecnologie digitali nel processo di apprendimento. Sul piano affettivo, la scuola deve insegnare a resistere alle difficoltà, a vivere il dolore e la gioia, creando un ambiente accogliente dove ciascuno possa manifestare la propria personalità. Promuovere la lettura, stimolare il pensiero, l'immaginazione e la creatività è fondamentale.


Gli insegnanti devono sottoporsi a una formazione continua, diventando Maestri capaci di relazionarsi con la classe e rappresentare modelli da imitare. La famiglia, con relazioni guidate dall’amore, gioca un ruolo fondamentale nel processo educativo, offrendo esperienze di affetto, malattia e dolore, che favoriscono la maturazione cognitiva ed emotiva.


Conclusione


In conclusione, l’educazione deve richiamarsi all’umanesimo, riconoscendo le fragilità umane e promuovendo l’incontro e la cooperazione con l’altro. Anche nella nostra epoca, non si deve temere di avvicinare gli adolescenti ai concetti di sacro, mistero e trascendenza, per favorire una crescita equilibrata e armoniosa.


Riferimenti bibliografici


V. Andreoli, *Baby gang. Il volto drammatico dell'adolescenza*, Milano, Rizzoli, 2021.