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sabato 24 giugno 2023

L'educazione emotiva: un percorso verso la conoscenza di sé

 Nell'attuale panorama delle società occidentali, assistiamo a una crescente preferenza per la concretezza. Questa tendenza, tuttavia, potrebbe non essere necessariamente negativa. È indubbiamente preferibile concentrarsi sui fatti e sui risultati tangibili, anziché sulle innumerevoli chiacchiere prive di senso e sulle prediche retoriche. Scuola e lavoro richiedono lo sviluppo di competenze concrete, in cui la conoscenza occupa un ruolo secondario e viene valorizzata solo se funzionale all'azione. L'intero settore economico è orientato verso una competizione globale, che premierà coloro che riusciranno a realizzare il maggior numero di scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche.

I media spingono i giovani a abbandonare i "superflui" dipartimenti umanistici per dedicarsi allo studio delle cosiddette discipline STEM, che sembrano promettere denaro, benessere e riconoscimento sociale.

Tuttavia, questa concezione estrovertita e materialista dell'esistenza sembra ignorare l'esistenza di un vasto e enigmatico mondo ancora ampiamente inesplorato: il mondo interiore di ciascun individuo. In un'epoca caratterizzata da crescenti opportunità per tutti, ma anche da un disorientamento valoriale senza precedenti, prestare attenzione alla vita interiore non rappresenta un semplice passatempo insignificante, ma una necessità fondamentale per ogni essere umano.

La razionalità che sottende lo sviluppo scientifico e tecnologico non costituisce l'unica dimensione della nostra personalità. Spesso, assume un ruolo secondario rispetto al mondo delle emozioni, delle passioni e della ricerca di significato. Pertanto, emerge l'esigenza di dedicare una parte considerevole della nostra vita allo studio dell'immensità del nostro mondo interiore.

Il benessere interiore, la creazione di relazioni gratificanti e il prendersi cura di sé stessi risultano più importanti, in termini di soddisfazione personale e raggiungimento di gioia e felicità individuali, rispetto al successo materiale, al consumismo sfrenato, alla carriera, alla fama o all'ottenimento di uno status sociale elevato.

A mio parere, l'educazione emotiva dovrebbe essere integrata come una materia scolastica a tutti gli effetti. Troppi giovani rischiano di perdersi, di soffrire e di non realizzare appieno il proprio potenziale e il proprio destino semplicemente perché nessuno li aiuta ad affrontare gli abissi e gli ostacoli del loro essere.

I problemi come il disagio emotivo, l'ansia, la depressione, l'autolesionismo, l'apatia esistenziale, il ritiro sociale, i disturbi alimentari, l'abuso di psicofarmaci, l'alto tasso di suicidi (e tentativi di suicidio) colpiscono una parte significativa dei giovani. Un'educazione emotiva adeguata potrebbe ridurre notevolmente queste sofferenze, che in gran parte sarebbero evitabili. Tale educazione non dovrebbe imporre certezze, valori e interpretazioni conformi alla cultura dominante, ma piuttosto adottare un approccio educativo non dogmatico, aperto alla discussione, alla rielaborazione e alla sintesi di esperienze personali e proposte culturali più varie.

Ritengo che questa materia dovrebbe attingere dagli avanzamenti delle neuroscienze e della psicologia, ma anche (e forse soprattutto) dai messaggi contenuti nelle grandi opere artistiche, letterarie, filosofiche e musicali (senza escludere cantautori e musica pop!) e dalla saggezza profonda e spirituale delle religioni. Non si tratterebbe soltanto di trasmettere conoscenze e informazioni, ma di avviare gli individui alla vita stessa.

Un insegnamento olistico di questo tipo conferirebbe profondità e spessore alle nostre personalità, apportando una dimensione storica, culturale e soprattutto umana alle nostre azioni quotidiane.

Sappiamo bene che il passaggio dall'infanzia all'età adulta rappresenta per ogni individuo una sorta di "shock", che costringe gli adolescenti a confrontarsi con sfere dell'esistenza precedentemente ignote o almeno schermate dalla presenza mediata dei genitori. Le relazioni di coppia, l'amore, il sesso, l'amicizia, il lavoro, la dimensione di gruppo, l'uso del tempo e la ricerca di un senso di vita sono ambiti problematici con cui tutti, a qualsiasi età, dobbiamo fare i conti. Inoltre, ci sono emozioni, sentimenti ed esperienze che spesso faticano ad essere gestiti: rabbia, gelosia, odio, risentimento, aggressività, ambizione, orgoglio, vanità, timidezza, vergogna, imbarazzo, inadeguatezza, solitudine, fallimento, errore, perfezionismo, giudizio degli altri, lutto, rimpianto, ossessione, paura, colpa, violenza, rifiuto, abbandono, ricordo, indifferenza, conflitto, identità, incertezza, rischio e molti altri. Scoprire chi siamo e cosa vogliamo, rivelare le nostre autentiche aspirazioni e talenti, liberarci da condizionamenti e insegnamenti errati è un compito arduo, direi "infinito", eppure è forse l'avventura più importante che ci viene concessa durante la nostra breve esistenza.

Oggi, in tutti gli ambiti della vita, compreso quello economico e produttivo, lo sviluppo di qualità connesse all'intelligenza emotiva è richiesto: gentilezza, empatia, attenzione alle proprie e alle altrui esigenze, socialità, determinazione e una sufficiente stabilità psicologica, creatività e apertura mentale. Gli esperti le definiscono "abilità trasversali" o "soft skills", cioè aspetti della personalità che contribuiscono ad aumentare il "capitale umano" di ciascuno di noi e, in definitiva, la nostra employability. Oltre alle esigenze produttive, lo sviluppo armonioso della sfera emotiva ci consentirebbe di condurre una vita di migliore qualità e più soddisfacente.

In conclusione, l'imperativo socratico "Conosci te stesso" rimane ancora oggi il compito più importante della nostra esistenza. Ignorarlo potrebbe essere fatale per noi stessi e per coloro che ci circondano.