Introduzione
Negli ultimi decenni, la nostra società ha posto al centro della vita pubblica e privata le emozioni. Dai rapporti affettivi alla politica, dalla pubblicità ai social network, ciò che “sentiamo” sembra contare più di ciò che pensiamo o facciamo. Secondo la sociologa Eva Illouz, autrice di saggi come Modernità esplosiva e Perché l’amore fa soffrire, viviamo in una cultura che ha trasformato i sentimenti in merce, linguaggio, identità e misura del valore personale. Tuttavia, questa centralità del sentimento ha effetti collaterali. Non rende le persone più autentiche o più libere, ma spesso più fragili, confuse e incapaci di sostenere relazioni stabili.
Tesi
L’egemonia delle emozioni nella società contemporanea ha un potere distruttivo perché indebolisce la capacità di prendere decisioni razionali, rende le relazioni instabili e alimenta forme di narcisismo e dipendenza dal riconoscimento altrui.
Argomento 1: La razionalità è indebolita
Illouz sostiene che una parte fondamentale della modernità ha puntato sulla razionalità, sulla capacità di valutare, pianificare e costruire. Oggi, però, l’emotività ha preso il sopravvento.
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La pubblicità ci dice di “seguire ciò che proviamo”.
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I social ci mostrano che “se non lo senti, non vale”.
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La cultura pop esalta l’idea che le emozioni siano sempre sincere e giuste.
Questo è falso. Le emozioni sono volatili, contraddittorie e spesso manipolate dall’esterno. Quando si decide sulla base dei sentimenti momentanei, si finisce per vivere in modo impulsivo, senza continuità, senza progettualità.
Conseguenza: decisioni instabili, carriera incerta, relazioni che si sfaldano al primo attrito.
Argomento 2: Le relazioni diventano precarie
Illouz mostra come l’amore, oggi, sia un territorio confuso. Ci viene chiesto di essere liberi, ma anche intensi, autentici, ma anche autosufficienti.
Risultato: le relazioni sono attraversate da ansia.
Esempi concreti:
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Le coppie si formano e si sciolgono rapidamente.
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Si pensa che “se un sentimento cala”, la relazione non valga più.
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La sofferenza viene vissuta come segno di fallimento, non come parte normale della vita affettiva.
Come scrive anche Pascal Bruckner, viviamo in una “corsa all’euforia”, dove l’amore deve essere costantemente euforico. Questo rende le persone incapaci di confrontarsi con la fatica dell’altro, che è invece ciò che costruisce un legame adulto.
Argomento 3: Cresce il narcisismo affettivo
La cultura di Instagram e TikTok spinge a esibire emozioni e sentimenti per ottenere conferma sociale.
Non si sente: si mostra di sentire.
L’identità non nasce da ciò che si è, ma da come si appare agli altri.
Questo crea dipendenza dal giudizio esterno e insicurezza cronica.
Riferimento utile: il sociologo Christopher Lasch parlava già nel 1979 di “cultura del narcisismo”: l’individuo non vive per realizzarsi, ma per essere guardato.
Contro-argomentazione
Potrebbe sembrare che valorizzare le emozioni sia positivo: permette di esprimersi, di abbattere tabù, di combattere l’educazione repressiva. È vero.
Il problema però è che la liberazione emotiva è diventata ideologia, non equilibrio.
Non insegniamo più a riconoscere e regolare le emozioni.
Le lasciamo esplodere e poi ne subiamo le conseguenze.
Conclusione
La centralità assoluta delle emozioni non produce libertà, ma fragilità.
Non aiuta a conoscersi, ma a sentirsi costantemente insoddisfatti.
Per vivere relazioni e vite più solide serve recuperare qualcosa che oggi sembra quasi proibito: disciplina, responsabilità, continuità, e una certa distanza critica da ciò che si prova.
In altre parole, bisogna reimparare a sentire senza essere dominati dal sentire.
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