Negli ultimi anni ha acquisito crescente visibilità il fenomeno degli incel, abbreviazione di involuntary celibates, ovvero “celibi involontari”. Si tratta di un movimento, nato principalmente online, composto in larga parte da uomini eterosessuali che si definiscono incapaci di instaurare relazioni affettive o sessuali con le donne. Sebbene le ragioni personali e psicologiche dietro questo disagio siano complesse e differenti da individuo a individuo, il discorso collettivo che molti incel condividono e alimentano sui forum digitali è spesso fortemente misogino, vittimista e aggressivo.
Alla base dell’identità incel c’è una visione rigidamente gerarchica delle relazioni tra i sessi. Secondo la loro narrativa, solo una piccola percentuale di uomini fisicamente attraenti — definiti “Chad” — riuscirebbe a ottenere l’attenzione delle donne, mentre tutti gli altri sarebbero condannati a una solitudine ingiusta e umiliante. Le donne, a loro volta, vengono spesso descritte come ipergame (cioè attratte solo da uomini di status superiore), manipolatrici e superficiali. In questo modo, invece di riflettere criticamente su sé stessi, molti incel finiscono per incolpare l’intero genere femminile della propria infelicità.
Ma il fenomeno incel non è solo un’espressione di disagio esistenziale: è anche, probabilmente, una reazione sociale e culturale alle trasformazioni avvenute nel rapporto tra i sessi nell’ultimo secolo. In particolare, sembra configurarsi come un contraccolpo rispetto ai progressi del femminismo, in particolare nella sua versione più recente e radicale. L’emancipazione delle donne, il loro crescente accesso all’istruzione, al lavoro e all’autodeterminazione sessuale, ha messo in discussione i ruoli tradizionali maschili, generando in alcuni uomini una crisi di identità e di potere.
La società patriarcale, che per secoli ha assegnato agli uomini il ruolo di dominatori e alle donne quello di subordinate, non è crollata senza conseguenze. Per alcuni, il nuovo equilibrio è fonte di libertà e parità. Per altri, invece, rappresenta una minaccia. Gli incel fanno parte di questa seconda categoria: si sentono “spodestati” da un mondo in cui le donne non dipendono più dagli uomini, né economicamente né sessualmente. Il risultato è un mix tossico di nostalgia per il passato, risentimento verso il presente e odio verso l’altro sesso.
È importante sottolineare che non tutti coloro che provano frustrazione affettiva o sessuale sono incel. Il passaggio che trasforma una sofferenza individuale in un’ideologia pericolosa avviene quando si smette di cercare soluzioni costruttive e si inizia a cercare colpevoli esterni, demonizzando l’altro. Alcuni incel, purtroppo, sono arrivati a compiere atti estremi, come attentati o omicidi, motivati dall’odio contro le donne. Anche per questo il fenomeno non può essere sottovalutato o derubricato a semplice espressione di disagio giovanile.
In conclusione, il movimento incel appare come una forma di regressione e di difesa identitaria da parte di uomini che non riescono ad accettare i cambiamenti avvenuti nella condizione femminile. La lotta per l’uguaglianza di genere, infatti, non ha solo liberato le donne da molti vincoli sociali, ma ha anche costretto gli uomini a ridefinirsi. Alcuni lo hanno fatto, altri resistono con rabbia. È nostro compito, come cittadini e studenti, comprendere le radici di queste reazioni e contrastarne gli esiti più pericolosi, promuovendo una cultura del rispetto reciproco e dell’ascolto.
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