Nella vita ci sono persone che cercano di adattarsi, di andare d’accordo con tutti, di vivere serenamente nel presente. E poi ce ne sono altre che sembrano sempre in cerca di qualcosa di più: un significato, una verità, un senso profondo. Alcuni pensatori chiamano queste due tendenze “orizzontale” e “verticale”. Non si tratta di una classificazione scientifica, ma di una metafora utile per capire due modi molto diversi di stare al mondo.
Le persone orizzontali sono quelle che si muovono bene nella vita quotidiana. Amano la compagnia, sanno godersi il momento, cercano l’equilibrio. Spesso sono pratiche, positive, adattabili. Non sentono il bisogno di interrogarsi troppo su ciò che non si vede o non si può cambiare. Per loro, la felicità sta nel vivere bene il presente e costruire relazioni serene con gli altri.
Le persone verticali, invece, sono spesso più solitarie, riflessive, inquieti. Non si accontentano di ciò che appare in superficie: vogliono andare a fondo, capire, scoprire chi sono davvero. Si pongono domande difficili, si sentono “diverse”, a volte persino fuori posto in un mondo che sembra correre senza fermarsi mai. La loro forza è la profondità, ma il loro rischio è l’isolamento.
È importante dire che nessuno è solo verticale o solo orizzontale. Ognuno ha in sé entrambe le dimensioni, ma con un equilibrio diverso. C’è chi vive quasi sempre nella concretezza e chi, invece, si perde spesso nei pensieri. Entrambi i modi hanno valore. L’orizzontalità aiuta a vivere insieme agli altri, a lavorare, ad amare la vita semplice. La verticalità permette di non vivere “a occhi chiusi”, di cercare un senso personale e autentico all’esistenza.
Il problema nasce quando una delle due dimensioni prende completamente il sopravvento. Chi vive solo in orizzontale rischia di diventare superficiale, vuoto, incapace di affrontare le crisi. Chi vive solo in verticale può diventare cupo, solitario, incapace di godersi le piccole gioie della vita.
Forse il segreto sta nel trovare un equilibrio: restare con i piedi per terra, ma senza smettere di alzare lo sguardo. Essere capaci di ridere, ma anche di riflettere. Amare il presente, ma non perdere il desiderio di capire cosa c’è oltre. In questo equilibrio, forse, si trova una forma di maturità. E forse anche una via per essere davvero se stessi.
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