lunedì 9 agosto 2010

La lotta alla corruzione come fondamentale sfida per la società italiana

Introduzione: La corruzione rappresenta da sempre un problema endemico della società italiana, suscitando dibattiti pubblici fin dai tempi dei Romani. Dalla vendita delle indulgenze durante il papato di Leone X, che portò alla Riforma protestante, fino agli scandali delle tangenti e all'inchiesta di Mani Pulite, la corruzione ha segnato la storia del nostro paese. Nonostante le condanne e le conseguenze drammatiche che alcuni indagati hanno subito, la corruzione sembra ancora prosperare in Italia. Gli studiosi di diverse discipline hanno cercato di analizzarne le cause.

Problemi strutturali e culturali: Molti concordano sul fatto che l'Italia non sia ancora una democrazia solida, con un mercato competitivo ben funzionante. Le procedure della pubblica amministrazione sono complesse e burocratiche, e l'organizzazione degli uffici appare superata. Si pone ancora troppa enfasi sulla forma piuttosto che sui risultati nell'ambito delle pratiche amministrative.

L'interpretazione di norme e regolamenti estremamente complessi lascia spazio a discrezionalità da parte dei funzionari pubblici, creando opportunità per la corruzione.

Esistono anche motivazioni culturali alla diffusione della corruzione. In molte aree del paese, lo Stato è percepito come qualcosa di estraneo, quasi un avversario, forse a causa delle diverse dominazioni straniere nel corso della storia. L'arricchimento personale è considerato il principale segno di distinzione e status sociale, con l'aristocrazia del denaro come unica gerarchia riconosciuta. I guadagni facili costituiscono una tentazione a cui molti trovano difficile resistere. Inoltre, il potere sembra essere acquisito più attraverso il denaro che attraverso la competenza.

L'interesse personale, l'appartenenza familiare, di clan o corporativa spesso prevalgono, nel Bel Paese, rispetto al rispetto per il bene comune e l'interesse collettivo. Uno studioso anglosassone ha coniato il termine "familismo amorale" per definire questa carenza etica degli italiani (Edward C. Banfield, Le basi morali di una società arretrata, ed. Il Mulino).

Anche l'appartenenza alla religione cattolica, a differenza di quanto avviene in ambito protestante o calvinista, potrebbe invitarci ad essere indulgenti verso le nostre debolezze e i nostri peccati, favorendo l'assoluzione anziché la condanna e l'espiazione.

Mancanza di un'autentica cultura civica: I valori di cittadinanza diffusi in democrazie più mature trovano, nel nostro paese, solo un'adesione superficiale e formale. La vita pubblica italiana è sempre stata caratterizzata da una doppia morale: virtù pubbliche e vizi privati, il predicare bene e razzolare male.

Impatto sulla vita economica e sociale: La corruzione non solo genera ingiustizia, ma danneggia pesantemente anche l'economia del paese. Quando i giochi sono truccati, a beneficiare sono i più astuti, non i più competenti.

Ad esempio, se un'azienda vince un appalto pubblico e costruisce opere di scarsa qualità, inutili o a costi eccessivi, il danno alla collettività è enorme. La pratica di "ungere le ruote" diventa la norma quando l'appartenenza a un clan o gruppo favorisce più del merito. In un paese corrotto, mediocri trionfano nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nelle aziende e nell'economia in generale, mentre i più competenti rischiano di essere esclusi.

Soluzioni per combattere la corruzione: La corruzione può e deve essere contrastata per affrontare le sfide della globalizzazione. È necessario riformare il sistema giudiziario, rendendolo più rapido, riducendo il numero di leggi ma aumentandone l'efficacia e migliorando la trasparenza nella pubblica amministrazione. Al contempo, è importante ridurre il numero di funzionari pubblici, migliorare le loro condizioni di lavoro e aumentarne l'efficienza. È inoltre necessaria una maggiore collaborazione tra gli Stati nella lotta contro gli illeciti.

Soprattutto, gli italiani devono riscoprire i valori di responsabilità e rispetto delle regole, consapevoli che il conseguimento di un interesse generale è l'autentico e vero interesse di tutti noi, come cittadini e consumatori.

Conclusioni: La lotta alla corruzione rappresenta una sfida fondamentale per la società italiana. È necessario affrontare sia i problemi strutturali sia quelli culturali per superare questa piaga. Una maggiore efficienza, trasparenza e responsabilità nell'amministrazione pubblica, insieme a una rinnovata consapevolezza civica, possono contribuire a sconfiggere la corruzione e a costruire una società più giusta ed equa. Solo allora l'Italia potrà affrontare con successo le sfide del futuro.

La corruzione politica e amministrativa

La corruzione sembra essere un problema cronico della società italiana. Già conosciuta e oggetto di pubblico dibattito presso i Romani, la corruzione non ha mai smesso di scandire il susseguirsi delle vicende storiche del nostro paese. Ricordiamo la vendita delle indulgenze ai tempi di papa Leone X, che generò, per ripulsa, la Riforma protestante, per passare poi, in anni più recenti, allo scandalo della Banca Romana, che travolse il governo Giolitti nel 1892-93 e di cui parla anche Pirandello nel romanzo I vecchi e i giovani , per arrivare, ai giorni nostri, allo scandalo delle tangenti, indicato dai giornali anche col nome di "inchiesta di Mani Pulite" o "Tangentopoli". Uno scandalo che, nei primi anni Novanta, ha coinvolto imprenditori e uomini politici e che ha decimato la classe dirigente della cosiddetta Prima Repubblica.
Quando si parla di corruzione si fa riferimento, in realtà, a due reati specifici: la corruzione propriamente detta, quando si offre denaro a un pubblico funzionario per riceverne dei vantaggi e la concussione, quando è il pubblico ufficiale a richiedere una ricompensa in cambio di favori da elargire.

Dopo Tangentopoli, la percezione di tanti è che in realtà la corruzione sia in Italia ancora molto diffusa. Perché, allora, nonostante le condanne talvolta severe e i tragici prezzi umani, pagati da alcuni inquisiti, la corruzione continua a prosperare nel nostro paese? Gli studiosi, sociologi, magistrati, economisti, ne hanno abbozzato, in questi anni, i motivi.

Molti hanno convenuto che l'Italia non sia ancora una democrazia forte e compiuta, con un mercato concorrenziale ben funzionante. Le procedure della pubblica amministrazione sono farraginose. Il modo di organizzare gli uffici eccessivamente burocratico e superato. Si lavora ancora sulla correttezza formale degli adempimenti e non sui risultati.

L'interpretazione di norme, leggi e regolamenti intricatissimi lascia ampia discrezionalità al singolo funzionario e crea gli spiragli favorevoli per l'infiltrarsi della corruzione.

Ci sono tuttavia anche dei motivi culturali. Lo Stato è spesso percepito, in vaste aree del paese, forse a causa dello storico susseguirsi di dominazioni straniere, come qualcosa di estraneo, di antagonista.
L'arricchimento è considerato dagli italiani come il principale segno di distinzione e di superiorità sociale. L'aristocrazia del denaro è l'unica gerarchia riconosciuta. I soldi facili costituiscono una tentazione cui, ai più, è difficile resistere. Anche il potere lo si acquisisce col denaro, più che con la competenza.

Il tornaconto personale, l'appartenenza a una famiglia, un clan, una corporazione professionale hanno sempre la meglio, nel Belpaese, sul rispetto per il bene comune e l'interesse collettivo. Uno studioso anglosassone ha stigmatizzato questa insufficienza etica degli italiani, definendola "familismo amorale" (Edward C. Banfield, Le basi morali di una società arretrata, ed Il Mulino)

Forse persino la nostra appartenenza alla religione cattolica, al contrario di quanto avviene nell'ambito della religione protestante o addirittura calvinista, ci abitua ad essere indulgenti verso le nostre debolezze e i nostri peccati, ci invita all'assoluzione invece che alla condanna e all'espiazione.

Valori di civismo molto diffusi in democrazie molto più mature della nostra, trovano da noi un'adesione soltanto formale, di facciata. La vita pubblica italiana scorre da sempre sul doppio binario morale dei vizi privati e delle pubbliche virtù, del predicare bene e razzolare male.

La corruzione, intanto, non soltanto crea ingiustizia, ma danneggia pesantemente anche la vita economica del paese. Quando i giochi sono truccati, a vincere sono i più furbi, non i più bravi.

Se l'azienda che vince un appalto pubblico, per esempio, costruisce opere malfatte, inutili, a costi altissimi, il danno che ne deriva alla collettività è immenso. "Ungere le ruote" diventa la prassi abituale se l'appartenenza a un clan fa premio sul merito; nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nelle aziende, nella vita economica in genere di un paese corrotto, vinceranno i mediocri, mentre i più competenti rischieranno di essere esclusi.

La corruzione si può battere, anzi, si deve battere, se si vogliono vincere le sfide della globalizzazione. Riformando la giustizia, rendendola più celere, riducendo il numero delle leggi, ma aumentando la loro efficacia, migliorando la trasparenza degli atti della pubblica amministrazione; sfoltendo, nello stesso tempo, il numero di funzionari, remunerandoli meglio e rendendo più efficiente il loro lavoro. Inoltre è necessario creare le condizioni per una maggiore collaborazione fra gli stati nel perseguire gli illeciti.

E, soprattutto, bisogna che gli italiani riacquistino i valori di responsabilità e di rispetto verso le regole, nella consapevolezza che l'interesse generale così conseguito, è, in ultima analisi, se soltanto si cerca di superare una visione miope della realtà, l'autentico, vero interesse di tutti noi, cittadini e consumatori.

La violenza negli spettacoli sportivi: cause, conseguenze e possibili soluzioni

Introduzione: Assistere a uno spettacolo sportivo, in particolare una partita di calcio, è diventato uno dei passatempi più diffusi e popolari nell'Occidente. Tuttavia, quello che dovrebbe essere un momento di festa e divertimento spesso si trasforma in occasioni di violenza, specialmente in Italia. Le cronache sportive sono piene di resoconti non solo sulle gesta agonistiche dei campioni, ma anche di episodi di aggressioni, scontri, risse e persino omicidi. La storia del calcio italiano è stata segnata da vere e proprie tragedie, ma sembra che le istituzioni e la classe dirigente non facciano abbastanza per risolvere questo problema. In contrasto con paesi come l'Inghilterra, dove la violenza negli stadi è stata debellata attraverso provvedimenti efficaci, in Italia il tifo calcistico si mescola con rivalità campanilistiche, valenze politiche e ideologiche, alimentando una spirale di violenza incontrollata. È giunto il momento di affrontare questo problema con determinazione e trovare soluzioni concrete.

Sviluppo:

  1. Cause della violenza negli spettacoli sportivi:

    • Tifo calcistico e rivalità campanilistiche: L'attaccamento e l'identificazione con una squadra spesso sfociano in comportamenti violenti quando si incontrano squadre rivali.
    • Valenze politiche e ideologiche: Alcuni gruppi estremisti degli ultras strumentalizzano il calcio per esprimere ideologie radicali e promuovere violenza e razzismo.
    • Razzismo, delinquenza comune e uso di droghe: Alcuni individui approfittano dell'ambiente degli stadi per manifestare comportamenti razzisti o compiere atti criminali, spesso sotto l'influenza di sostanze stupefacenti.
    • Mancanza di responsabilità e cultura della violenza: In alcuni settori del pubblico, si inneggia alla violenza senza alcuna giustificazione plausibile, alimentando un approccio romantico distorto alla partita.
  2. Conseguenze della violenza negli spettacoli sportivi:

    • Perdita di vite umane: La storia del calcio italiano è segnata da episodi tragici, come i 39 morti allo stadio Heysel di Bruxelles nel 1985, che hanno lasciato un'impronta indelebile.
    • Immagine negativa del calcio italiano: La violenza negli stadi danneggia l'immagine del calcio italiano a livello nazionale e internazionale, allontanando tifosi e sponsor.
    • Pericolo per l'incolumità dei tifosi e delle famiglie: La presenza di violenza negli spettacoli sportivi rende l'esperienza poco sicura e scoraggia il pubblico dal partecipare alle partite.
  3. Possibili soluzioni per contrastare la violenza negli spettacoli sportivi:

    • Zero tolleranza: È necessario adottare una politica di "zero tolleranza" nei confronti dei violenti negli stadi. Ciò implica l'applicazione di pene certe e severe, incluse misure come la carcerazione e il divieto assoluto di frequentare gli stadi per coloro che si rendono responsabili di atti violenti.
    • Responsabilizzazione dei club: I club di calcio devono assumersi la responsabilità nella gestione della sicurezza degli stadi. Devono essere adottate misure rigorose per prevenire episodi di violenza e assicurarsi che gli spettacoli sportivi si svolgano in un ambiente sicuro per i tifosi.
    • Giustizia rapida ed efficace: È fondamentale che i casi di violenza negli spettacoli sportivi siano affrontati con tempestività e che la giustizia sia amministrata in modo rapido ed efficace. Ciò deterrebbe potenziali aggressori e garantirebbe che le conseguenze legali siano effettive.
    • Educazione e sensibilizzazione: È necessario promuovere programmi di educazione e sensibilizzazione per i tifosi, in particolare per i giovani, per far comprendere loro l'importanza del rispetto reciproco, dell'integrità sportiva e della pacifica convivenza durante gli eventi sportivi.
    • Collaborazione tra istituzioni e forze dell'ordine: È fondamentale una stretta collaborazione tra le istituzioni, i club di calcio e le forze dell'ordine per prevenire la violenza negli spettacoli sportivi. Questa collaborazione dovrebbe includere la condivisione di informazioni, l'adozione di misure preventive e la gestione degli eventi in modo coordinato e sicuro.

Conclusione: La violenza negli spettacoli sportivi, in particolare nelle partite di calcio, rappresenta un problema diffuso in Italia. Le cause sono molteplici, ma è fondamentale affrontare il problema con determinazione. Seguire l'esempio di paesi come l'Inghilterra, dove la violenza negli stadi è stata efficacemente contrastata, potrebbe fornire spunti utili per trovare soluzioni concrete. Attraverso una combinazione di politiche di "zero tolleranza", responsabilizzazione dei club, giustizia rapida ed efficace, educazione e sensibilizzazione, e una stretta collaborazione tra istituzioni e forze dell'ordine, è possibile ridurre la violenza negli spettacoli sportivi e ripristinare un ambiente sicuro e piacevole per i tifosi. È giunto il momento di porre fine alla ricreazione della violenza negli stadi e di adottare misure concrete per garantire la sicurezza di tutti coloro che partecipano a eventi sportivi.

L'omosessualità

Circa cinque-dieci persone su cento sono omosessuali, cioè provano attrazione per persone del proprio sesso. Si tratta di una minoranza consistente, che si trova ancor oggi a dover combattere contro stereotipi, pregiudizi, ostacoli, che la società continua ad opporre a chi manifesta la propria personalità più autentica.
Eppure sono anni che l'omosessualità è stata depennata dal novero delle malattie psichiatriche. Sul DSM, una sorta di bibbia della psichiatria internazionale, in cui sono classificati tutti i disturbi mentali, dell'omosessualità non c'è traccia dal lontano 1973. Ed è già dal 1993 che l'Organizzazione mondiale della Sanità ha classificato l'omosessualità come una variante normale della sessualità umana.

Eppure la nostra epoca storica, malgrado la piena assoluzione decretata dal potere medico, è una delle più omofobe che si conoscano.
Ci sono state epoche storiche in cui si dava minor importanza ai gusti sessuali delle persone e quello che uno faceva in privato non riguardava più che tanto la comunità.

L'omosessualità, invece, sconta tuttora l'oppressione, la persecuzione, l'aggressività che ogni società riserva al diverso, a chi è in minoranza, a chi non rientra nelle caratteristiche del gregge. Alcuni paesi considerano l'omosessualità un reato da punire con pene detentive. Diverse nazioni, come l'Arabia Saudita, l'Iran, la Nigeria e lo Yemen, puniscono ancor oggi l'omosessualità addirittura con la pena capitale.

Nell'esclusione e nella violenza verso la persona omosessuale entrano in gioco meccanismi psicologici ormai ben compresi, ma ancora molto diffusi, in particolare la proiezione, attraverso la quale gli individui si proteggono dai propri aspetti ombra, dagli abissi inquietanti della propria psiche, attribuendoli agli altri, veri e propri capri espiatori. Ciò permette di liberarsi dall'angoscia suscitata dalla diversità, attraverso una sorta di autopurificazione.

Il più noto psicoanalista italiano, scomparso alcuni anni or sono, Cesare Musatti, sosteneva che non esiste l'eterosessualità perfetta, che anche l'eterosessuale più convinto può nutrire occasionalmente, nel corso della propria vita, desideri verso persone del proprio sesso. Questo è particolarmente vero per l'adolescenza e la giovinezza, quando l'identità sessuale non è ancora completamente fissata.

Niente di ciò che è umano mi è estraneo, asseriva il classico Terenzio.
Mentre ciò che manca a chi prova ostilità verso gli omossessuali è proprio l'empatia, la capacità cioè di uscire dal proprio egocentrismo e di calarsi nei panni dell'altro, capire le differenze, ma anche le somiglianze, capire che l'altro è un nostro simile, ci è umanamente prossimo, vicino.

Inoltre, al di là delle considerazioni psicologiche e delle citazioni classiche, ciascuno di noi non può ignorare il grande contributo che gli omosessuali hanno fornito allo sviluppo della nostra civiltà.
Per rimanere ad autori della letteratura italiana più vicini alla cultura giovanile contemporanea, ricordiamo i nomi e le opere di Tondelli, Busi e Pasolini.
E riandando indietro, come dimenticare quella stupenda cattedrale letteraria che è la Recherche dell'omosessuale Proust? O le liriche antiche di Saffo?

L'elenco potrebbe continuare e sarebbe lunghissimo e sorprendente, non solo in campo artistico, bensì anche in ambito tecnico-scientifico.

Eppure gli omosessuali, che sono assolutamente soddisfatti del proprio orientamento sessuale, devono ancora condurre vite in salita, spesso irte di difficoltà.

Nevrotizzati talora da famiglie che non li accettano, discriminati sul lavoro e persino dalle leggi di molti stati che, magari, in altri campi si fanno paladini dei diritti umani, fatti oggetti di sciocche battutine e di stomachevoli parodie cinematografiche, gli omosessuali faticano a essere accettati nella loro completa umanità.

Tutto questo è ingiusto ed è auspicabile che, aumentando nell'attuale società l'istruzione e la consapevolezza dei propri e degli altrui diritti, certe persecuzioni ci appaiano sempre più come oscure manifestazioni di una sorta di Medioevo, da superare e dimenticare.

La sfida della universalizzazione dei diritti umani: progressi, ostacoli e possibili soluzioni

Introduzione: Tra le conquiste più significative del Novecento, troviamo la universalizzazione dei diritti umani, un processo che ha portato alla sensibilizzazione e all'attenzione crescente verso tali diritti a livello globale. Nonostante ciò, questa conquista non è ancora pienamente realizzata. Osservando i quotidiani e i telegiornali, ci rendiamo conto che soprusi, violenze e oppressioni avvengono ovunque nel mondo, negando milioni di persone il diritto di vivere in libertà e sicurezza. Questa realtà ci spinge a riflettere sui motivi per cui, nonostante la lunga storia dei diritti umani e l'impegno delle istituzioni internazionali, siamo ancora lontani dall'attuare pienamente tali diritti.

Sviluppo:

  1. Le radici storiche e morali dei diritti umani:

  •   L'evoluzione storica e culturale: I diritti umani hanno radici che risalgono al Seicento e       Settecento, con pensatori come Locke e gli illuministi. Successivamente, le Rivoluzioni     americana e francese hanno contribuito a consolidare idee sulla libertà e l'uguaglianza     degli individui.
  •     La Dichiarazione universale dei diritti umani: Nel 1948, l'Assemblea generale delle            Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione universale dei diritti umani, segnando un        momento importante nella consapevolezza e nel riconoscimento di tali diritti a livello     internazionale.

  1. 2. Ostacoli alla piena attuazione dei diritti umani:
  • Bisogni storici e culturali: I diritti umani non sono semplici bisogni fisiologici, ma dipendono dall'evoluzione biopsichica, sociale e culturale della specie umana. Ciò rende il processo di attuazione complesso e soggetto a mutamenti in base alle vicende storiche e al progresso tecnologico.
  • Interessi politici ed economici: In molte parti del mondo, i poteri politici ed economici di una minoranza possono opporsi alla piena realizzazione dei diritti umani, preferendo mantenere privilegi e potere anche a costo di perpetuare violenze e oppressioni.
  • Il relativismo culturale: L'ambiguo "relativismo culturale" può giustificare misfatti e oppressioni in nome della diversità culturale, creando ostacoli alla promozione di diritti umani universali.
  1. 3. Possibili soluzioni per promuovere i diritti umani:

  • Il ruolo di Amnesty International: Organizzazioni come Amnesty International svolgono un ruolo cruciale nel denunciare le violazioni dei diritti umani e nell'attirare l'attenzione internazionale su queste problematiche.
  • La comunità internazionale e le sanzioni: Gli organismi internazionali possono adottare sanzioni politiche ed economiche nei confronti dei Paesi che violano sistematicamente i diritti umani, al fine di esercitare una pressione per il rispetto di tali diritti.
  • Il dialogo e la diplomazia: La promozione dei diritti umani può avvenire attraverso il dialogo e la diplomazia, incoraggiando i Paesi a intraprendere riforme interne per garantire il rispetto dei diritti umani.
  • L'educazione e la sensibilizzazione: È essenziale investire nell'educazione e nella sensibilizzazione per diffondere la consapevolezza dei diritti umani sin dalle prime fasi della formazione individuale, in modo da sviluppare una cultura di rispetto e promozione di tali diritti.

        Conclusione: La universalizzazione dei diritti umani è un obiettivo ancora da raggiungere nonostante i progressi fatti finora. L'attuazione piena dei diritti umani richiede un impegno costante da parte della comunità internazionale, delle istituzioni e dei singoli individui. Superare gli ostacoli legati a interessi politici ed economici, abbracciare il dialogo, la diplomazia, l'educazione e la sensibilizzazione sono passi cruciali per promuovere una cultura dei diritti umani e lavorare verso una società in cui la dignità e la libertà di ogni individuo siano effettivamente garantite. Solo attraverso tali sforzi si potrà aspirare a quella che Kant chiamava la "pace perpetua", rendendo i diritti umani un'utopia realizzabile per il bene di tutta l'umanità.

        Il telefono cellulare

        Sono stato per un lungo periodo diffidente nei confronti del telefono cellulare.

        Gli esibizionisti che ce l'avevano costantemente attaccato all'orecchio, persino alla guida, assumendo espressioni per nulla intelligenti, mi ispiravano assai scarsa simpatia.

        Tuttavia, col tempo, ne sono rimasto catturato anch'io. Non rincorro l'ultimo modello, risibile status-symbol, ma riconosco che il telefono cellulare ha, negli ultimi anni, cambiato la vita di tutti noi.

        Ha, per esempio, spedito in pensione le vecchie cabine telefoniche, verso le quali nutro una mesta nostalgia. Diffuse capillarmente sul territorio nazionale, presenti in ogni centro grande o piccolo, da Sondrio a Cefalù, le cabine telefoniche erano diventate un importante simbolo dell'unità nazionale.

        Oggi non ci sono quasi più. E presto, forse, spariranno gli orologi da polso. Il cellulare li sostituisce egregiamente: oltre a segnare l'ora, fa da cronometro e da sveglia.
        Non solo: funge da videogioco, da rubrica, da calcolatrice, da foto e da video-camera, da quotidiano, da computer. È multimediale.

        Dietro la prepotente affermazione del telefono cellulare non ci sono soltanto ragioni utilitaristiche. Anzi, come sempre nell'affermazione di un nuovo oggetto, conta molto la sua funzione psicologica.

        Portare con sé il telefonino è come portarsi appresso un pezzetto di casa: ci si sente più sicuri, meno soli nell'affrontare un mondo, che tutti noi a volte percepiamo come ostile. Non solo il cellulare ci può essere utile nelle situazioni di emergenza, ma anche in circostanze più banali, quotidiane; esso ci permette di sentire più vicine le persone cui siamo più emotivamente legati.

        In un'epoca storica di declino forse irreversibile della corrispondenza epistolare il telefonino, tramite gli SMS, ha riconferito valore alla parola scritta, impiegata in una comunicazione al passo coi frenetici ritmi della vita contemporanea, una corrispondenza stringata, veloce, immediata, come sarebbe senz'altro piaciuto ai futuristi, dove la brillantezza di una personalità ha la possibilità di estrinsecarsi ricorrendo a pochi caratteri.

        Grande strumento di socialità, il telefonino permette anche ai più timidi di esporsi nella vita sociale, a piccole dosi, in maniera modulata e quasi intimista.

        Inoltre penso che il telefonino giochi un ruolo crescente nella seduzione. Non solo la pubblicità dei cellulari è popolata di belle ragazze e baldi giovanotti, ma davvero il telefonino costituisce una possibilità in più per avvicinare ragazze e ragazzi, spezzare le barriere tra coetanei. Basta un messaggino e può scoccare la scintilla.

        Che non si tratti ormai di un oggetto effimero, bensì di un'invenzione tecnologica destinata a durare, lo testimonia la sua diffusione ormai planetaria.

        Pensavamo che il cellulare attecchisse soltanto presso gli italiani, notori esibizionisti, sempre un po' sopra le righe e invece il cellulare ha conquistato pure l'austero e calvinista Nord del mondo. Persino gli svizzeri, compassati tradizionalisti, ne sono diventati fanatici estimatori.

        Scriveva, soltanto pochi anni fa, Derrick de Kerckove:
        "Il telefono cellulare è la più intima di tutte le nostre tecnologie di comunicazione, sebbene alcuni potrebbero sostenere che è anche la più rumorosa e intrusiva". Oggi dobbiamo riconoscere che la sua profezia si è pienamente avverata.

        L'intolleranza umana: un ostacolo alla convivenza pacifica e al progresso sociale

        Introduzione: L'intolleranza rappresenta un grave problema che attraversa le diverse culture, minando la fragilità intrinseca dell'esistenza umana. In nome di dottrine religiose, principi etici o pregiudizi ingiustificati, l'uomo si aggredisce reciprocamente, spesso con ferocia, generando un clima di violenza e ostilità. Esaminando la storia e la filosofia, emerge chiaramente come l'intolleranza abbia alimentato una lunga serie di orrori e violenze nel corso dei secoli.

        Sviluppo:

        1. Manifestazioni storiche di intolleranza:

        • Vicende come il rogo di Giordano Bruno, l'abiura di Galileo Galilei, l'opera dell'Inquisizione, la caccia alle streghe, le atrocità dei campi di sterminio nazisti e i gulag sovietici dimostrano come l'intolleranza abbia costellato il cammino della storia umana.
        • Il razzismo e l'oppressione di genere: Il razzismo e l'oppressione delle donne sono esempi evidenti di intolleranza basata sulla falsa convinzione di superiorità biologica o di genere.
        1. 2. Forme subdole di intolleranza:

        • Discriminazione e pregiudizi di casta, classe sociale o corporazione: Oltre alle forme più evidenti di intolleranza, esistono anche discriminazioni meno visibili che si basano su pregiudizi di casta, classe sociale o corporazione.
        • Intolleranza economica: L'intolleranza economica si manifesta quando l'individuo è privato della libertà di iniziativa economica a causa di un'eccessiva burocrazia che controlla e pianifica ogni attività. Tali sistemi economici, come dimostra il crollo dell'impero sovietico, conducono inevitabilmente al declino.
          1. 3. La tradizione della tolleranza nella storia del pensiero occidentale:

          • Diversi pensatori, da Ockham a Boccaccio, da Erasmo a Montaigne, da Locke a Voltaire, hanno sostenuto i valori della pacifica convivenza e della tolleranza.
          • Tuttavia, talvolta certe élite culturali presumono di possedere la verità assoluta e cercano di imporre i loro valori agli altri, spesso ricorrendo alla forza e alla violenza. Questo atteggiamento si traduce in un fanatismo che genera inferni spaventosi.
            1. 4. Limiti umani e necessità di tolleranza:

            • Fallibilità umana: È importante riconoscere la fallibilità umana e la limitata razionalità che porta gli individui a commettere errori anche gravi.
            • Rispetto reciproco: Dato il nostro limite conoscitivo, gli individui dovrebbero vivere secondo le proprie idee, rispettando la libertà e la vita altrui, senza cercare di imporre con la forza le proprie convinzioni.
            • Società aperte e dialogo culturale: Le società evolute e aperte si basano su un fecondo dialogo culturale e sul rispetto reciproco, dove lo scontro tra concezioni diverse avviene in modo pacifico e rituale.
                1. 5. I benefici della tolleranza:

                • Benessere materiale e psicologico: La tolleranza favorisce lo sviluppo delle arti, delle scienze e il benessere materiale e psicologico delle persone.
                • Costruzione di una società pacifica: La tolleranza è essenziale per costruire una società pacifica, in cui la continuità delle attività quotidiane e la stabilità sono possibili, a differenza di un contesto caratterizzato dalla guerra e dalla distruzione.

                  Conclusioni: L'intolleranza rappresenta un male diffuso che ostacola la convivenza pacifica e il progresso sociale. È fondamentale promuovere una cultura di tolleranza che consenta alle società di evolversi in armonia, abbracciando la diversità e rispettando i diritti di ogni individuo. Coltivando la tolleranza, possiamo superare l'intolleranza e costruire un futuro migliore basato sul dialogo, il rispetto e la pacifica convivenza tra gli esseri umani.