lunedì 9 agosto 2010

Il Sessantotto italiano: una rivolta di cambiamento e contraddizioni

Introduzione: Nel corso del febbraio 1968, gli studenti occuparono l'università di Roma, dando inizio a un periodo di rivolte e proteste noto come Sessantotto. Questo movimento si estese in tutta Italia, coinvolgendo non solo gli studenti, ma anche lavoratori e altri settori della società. Il Sessantotto fu un momento di grande cambiamento e contestazione, caratterizzato da valori umanitari, la lotta per una scuola migliore, la difesa dei diritti umani e una maggiore partecipazione giovanile alla vita politica. Tuttavia, la rivolta presentava anche contraddizioni e eccessi che hanno influenzato profondamente la storia italiana successiva.

Sviluppo:

  1. L'onda di contestazione giovanile nel contesto mondiale:

  • Un movimento globale: Il Sessantotto si inserisce in un contesto internazionale, in cui la contestazione giovanile si diffuse in diversi paesi occidentali, come gli Stati Uniti, la Francia e la Germania. La protesta si caratterizzò per la critica del consumismo, la richiesta di una maggiore democrazia, l'attenzione per i diritti umani e l'opposizione alla guerra.


  • 2. Le caratteristiche del Sessantotto italiano:
  • Valori umanitari ed espressivi: I giovani sessantottini abbracciavano valori di uguaglianza, libertà, solidarietà e si opponevano alla cultura capitalista. Cercavano l'autonomia e l'autorealizzazione, esaltando il gruppo e l'arte come alternative alla cultura dominante.
  • Contestazione delle istituzioni: I contestatori si ribellavano alle tradizioni sociali e culturali, criticando la scuola di massa impersonale e i ruoli di genere tradizionali. Il movimento contribuì all'accelerazione del femminismo e alla richiesta di una diversa convivenza tra razze.
  • L'influenza del marxismo: In Italia, il Sessantotto si legò al marxismo e alle lotte operaie, con studenti e operai che si unirono in protesta. Tuttavia, alcune formazioni extraparlamentari si mostrarono radicali e anarchiche, aspirando a una rivoluzione comunista simile a quella cinese.


3. Contraddizioni e eredità del Sessantotto:

  • Eccessi e violenza: Il Sessantotto italiano conobbe eccessi e violenze, che sfociarono in atti terroristici. Alcuni contestatori abbracciarono una vita alternativa al di fuori del sistema, talvolta caratterizzata dall'emarginazione e dall'uso di droghe.
  • Ideali vaghi e utopici: Il movimento manifestò spesso obiettivi vaghi e ideologici, distanziandosi dalla concretezza e realtà. La rivolta era guidata da ribellismo e utopismo, influenzato dalle idee di Herbert Marcuse sulla critica della società industriale.
  • Eredità ambigue: Il Sessantotto ha avuto un impatto significativo sulla società italiana, portando a una maggiore consapevolezza dei diritti individuali e della necessità di un cambiamento sociale. Tuttavia, ha lasciato anche eredità negative, come una percezione miope dei doveri individuali, un ritardo nello sviluppo industriale, un clima di violenza e un certo lassismo nella vita pubblica.

Conclusione: Il Sessantotto italiano è stato un periodo di grande fervore e cambiamento, in cui gli studenti e altri settori della società hanno lottato per una maggiore libertà, giustizia e partecipazione politica. Nonostante le sue contraddizioni e gli eccessi, il movimento ha contribuito a portare avanti importanti questioni sociali e culturali. È importante analizzare in modo critico l'eredità del Sessantotto, trarre insegnamenti da entrambi i suoi aspetti positivi e negativi, al fine di costruire una società più equa, inclusiva e responsabile.

Il terremoto in Abruzzo

Abbiamo partecipato tutti, tramite le notizie e le immagini trasmesse dai media, con Internet e i social network questa volta protagonisti a supportare stampa e tivù, alla catastrofe che si è abbattuta nel mese di aprile sull'Abruzzo. I morti, i feriti, i dispersi, gli sfollati, le urla di dolore, la sofferenza fisica e psicologica di vittime e sopravvissuti. Tante vite spezzate di uomini e donne, bambini, giovani, vecchi. Tanti progetti esistenziali interrotti dalla prepotenza di un disastro naturale, senza che nessuno di noi sappia fornire una giustificazione plausibile a tanto crudele scempio.
E la solidarietà dei soccorritori: vigili del fuoco, speleologi, militari, operatori sanitari, forze dell'ordine, volontari e semplici cittadini, tutti accomunati nella volontà di portare aiuto, a scavare a rischio della vita, tra il sangue, il fumo e le macerie, malgrado l'angoscia che una sciagura di tale portata induce nell'animo di tutti.

Un'angoscia che talvolta fa voltare la faccia, distogliere lo sguardo, malgrado le quotidiane rassicuranti spiegazioni scientifiche degli esperti, con i loro calcoli e i loro gradi Richter. Personalmente, ho provato l'impulso di spegnere il televisore, di negare l'esistenza di un'esperienza così traumatica, che ci obbliga a identificarci con le vittime e il loro dolore. Ho cercato di pensare ad altro per non dovermi misurare con domande cui so già di non saper rispondere.

Ho pensato che la Natura, che tanto ingenuo ecologismo vorrebbe soltanto benefica, sa essere leopardianamente matrigna, ingannatrice, indifferente alla nostra sorte, e a noi non resta altra possibile reazione, di fronte a tanta crudeltà, che essere solidali l'un l'altro.

Eppure anche un disastro naturale di enorme portata come un terremoto, passato il disorientamento traumatico dei primi giorni, fa sorgere dentro di noi il rabbioso sospetto che ad acuire il dramma di decine di migliaia di persone ci siano stati, a monte, dei comportamenti umani scorretti, dei profitti illeciti, delle scelte politiche sbagliate.

Perché per esempio nessuno ha ascoltato le previsioni di Giampaolo Giuliani, il sismologo del laboratorio scientifico del Gran Sasso che aveva denunciato con anticipo l'incremento di emissione di gas radon dagli strati profondi delle rocce? Perché case appena costruite, si immagina con tecnologie aggiornate, si sono sgretolate, mentre vecchi edifici hanno resistito alla furia delle scosse? Le norme antisismiche sono state rispettate dai costruttori, o aggirate con la complicità della burocrazia? Quante necessarie verifiche, quanti controlli sono stati omessi?

In Abruzzo non sono crollati soltanto edifici privati, ma anche la Casa dello Studente, gli ospedali, persino la prefettura, ganglio vitale della gestione dell'emergenza. Tutte strutture che avrebbero dovuto resistere a terremoti di intensità maggiore di quello che ha colpito L'Aquila e dintorni.
Che in Italia ci sia più della metà del territorio a rischio sismico è un fatto noto da anni. Però noi, al contrario di Giappone e California, paesi dove la terra trema di frequente, non sappiamo far tesoro delle dure lezioni del passato. Da noi, grazie a lentezze, inefficienze e sprechi, il cemento armato è sostituito dal cartongesso, le morti evitabili sono sempre troppe e i terremotati continuano a vivere nelle baracche decine di anni dopo il sisma.

Passato il drammatico impatto dei giorni immediatamente susseguenti il sisma, accompagnati dal sentimento di cordoglio per le vittime, il terremoto in Abruzzo ci offre oggi l'ennesima occasione per affrontare una fredda e cruda disamina della società italiana e della sua cultura. Come ci ha ricordato il giornalista e scrittore Giorgio Bocca, in un suo autorevole articolo su L'Espresso, in Italia dominano purtroppo ancora l'improvvisazione, il fatalismo, l'interesse particolare e la complicità col potente di turno. Malgrado l'apparente progresso tecnologico e l'incremento dei consumi, è tuttora una morale atavica e meschina, sedimentata in secoli di dominazioni straniere, quella che alberga nell'animo italiano. Una morale da poveracci: "tirare a campare e, se si può, rubarci sopra".

In molti, memori delle funeste esperienze del passato in casi simili, presagiamo già come andrà a finire: tante promesse, le responsabilità del disastro negate o insabbiate, i soldi della ricostruzione gestiti da mafie e conventicole varie, i costi gonfiati, i tempi dilatati. L'eterna Italia dell'assenza di senso civico e dei diritti negati del cittadino, la patria dei furbi che campano sul lavoro dei fessi.

Aveva ragione Massimo D'Azeglio: "Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani".

Combattere il bullismo: un impegno fondamentale della scuola per la formazione dei giovani

Introduzione: Il bullismo è un fenomeno sempre più presente nella società contemporanea, che coinvolge principalmente gli ambienti scolastici. Spesso associato a violenze, prepotenze e crudeltà, il bullismo rappresenta una minaccia per la crescita e la formazione dei giovani. È fondamentale che la scuola assuma un ruolo attivo nella lotta contro il bullismo, creando un ambiente sicuro e favorevole allo sviluppo di relazioni positive tra gli studenti.

Sviluppo:

  1. Definizione e caratteristiche del bullismo:

  • Il bullismo come comportamento aggressivo: Il bullismo è una forma particolarmente negativa di comportamento aggressivo, diretta ripetutamente verso una vittima incapace di difendersi efficacemente.
  • L'escalation della violenza: Le notizie riportate dai media testimoniano un aumento dell'intensità e della crudele violenza associata al bullismo, generando un clima di disumanità durante il delicato periodo di crescita e formazione dei giovani.
  1. 2. La scuola come teatro del bullismo:

  • Una lunga storia di bullismo: Il bullismo ha radici profonde nella storia, con esempi letterari e reali che risalgono a molti anni fa. La scuola è stata spesso il contesto principale in cui si manifesta il bullismo.
  • Riconsiderare le teorie di Rousseau: È importante riconoscere che, contrariamente alle teorie di Rousseau che idealizzavano l'uomo come naturalmente buono, l'essere umano può essere portato a comportamenti cattivi. La violenza è, purtroppo, una componente ineliminabile della natura umana.
    1. 3. La crisi della scuola italiana e il bullismo:

    • La scuola in crisi: La scuola italiana attraversa un periodo di grave crisi, mentre si trova a dover affrontare il compito di migliorare la situazione culturale ed economica del paese.
    • Il riflesso della cultura deteriorata: La scuola è influenzata da un clima culturale deteriorato, caratterizzato da comportamenti vandalici, umiliazioni, violenze e mancanza di rispetto verso gli insegnanti. Questo clima riflette un permissivismo e un lassismo diffuso, che minano il senso di autorità e di bene comune.
      1. 4. L'importanza di una risposta educativa contro il bullismo:

      • Una sfida per la scuola: È essenziale che la scuola prenda l'iniziativa nella lotta contro il bullismo, poiché ha il compito di guidare la formazione dei giovani e migliorare la società.
      • Il ruolo degli insegnanti: Gli insegnanti devono agire in modo deciso e collaborativo per impedire al bullismo di ostacolare il percorso educativo degli studenti. Devono essere modelli di comportamento positivo e incoraggiare una cultura di solidarietà, tolleranza e rispetto reciproco.
      • Coinvolgere il gruppo: È importante sensibilizzare il gruppo degli studenti, che spesso complice o tacitamente supporta il bullismo. Promuovere la consapevolezza delle emozioni, diffondere una cultura della solidarietà e dell'accettazione delle differenze aiuterà a creare un ambiente scolastico più coeso e rispettoso.
          1. 5. Puniti con severità ed educati alla responsabilità:

          • La necessità della repressione: I bulli devono essere puniti con severità e isolati per impedire la diffusione del bullismo. La repressione, sebbene talvolta sia un rimedio necessario, dovrebbe essere accompagnata da un'azione educativa che promuova la responsabilità individuale.
          • Responsabilità individuale: È importante inculcare nei giovani il concetto che ciascuno è responsabile delle proprie azioni, indipendentemente dai condizionamenti esterni. La cultura deterministica non deve essere diffusa, ma piuttosto sostenere le capacità umane di autoregolazione e autodeterminazione.

            Conclusione: 

            Il bullismo rappresenta una sfida significativa per la scuola e la società nel loro insieme. È fondamentale che la scuola si impegni attivamente nella lotta contro il bullismo, creando un ambiente sicuro e favorevole alla crescita dei giovani. Coinvolgere gli studenti, promuovere una cultura di solidarietà e responsabilità individuale, e punire i bulli con severità sono azioni necessarie per combattere il bullismo e costruire una società più coesa e civile. La scuola deve assumere il suo ruolo educativo e contribuire alla formazione di giovani consapevoli dei propri diritti e doveri, capaci di costruire un futuro migliore per tutti.

            I reality show

            Da qualche anno la televisione propone un particolare tipo di programma, ma quelli che parlano bene dicono "format", che costa poco e sembra incontrare il favore del pubblico: si tratta dei reality show, nei quali un gruppo eterogeneo di persone viene fatto interagire, per un periodo prolungato di tempo, in situazioni, in genere, frustranti.
            Il prototipo di questi programmi è rappresentato da "Il Grande Fratello", una trasmissione entrata ormai a far parte del costume nazionale, ma hanno riscosso e continuano a riscuotere grande successo di pubblico "L'isola dei famosi", "La Talpa" e "La fattoria".
            Ha chiuso dopo qualche anno, invece, "Campioni", un reality piuttosto interessante sul mondo del calcio, raccontato attraverso le vicende di una squadra di un campionato minore.

            Premesso che, a mio avviso, è senz'altro meglio impiegare il proprio tempo leggendo La Repubblica di Platone, Il discorso sul metodo di Cartesio o Guerra e pace di Tolstoj, trovo tuttavia esagerati il rifiuto o l'ammiccamento di sufficienza che una cosiddetta elite di spettatori e di critici televisivi riserva a questi programmi.
            È vero che purtroppo, forse con le eccezioni di "Amici" e "X Factor", in generale i reality promuovono alla ribalta e alla notorietà individui modesti e senza meriti particolari, che per anni ci vengono poi propinati in tutte le trasmissioni televisive di intrattenimento, generando negli spettatori sazietà quando non autentico disgusto.
            E va condivisa secondo me l'opinione che è ingiusto e diseducativo promuovere il successo disgiunto dal lavoro, dal talento, dall'abilità e dalla sensibilità.
            Inoltre capita spesso, seguendo i reality, di imbattersi nella volgarità, nella banalità, nella noia: battute sbracate, frasi fatte, imprecazioni grossolane, refrattarietà al pensiero articolato sono all'ordine del giorno.
            Ma è nello stesso tempo difficile negare che tali programmi e i loro protagonisti non costituiscano, in qualche modo, lo specchio abbastanza veritiero della odierna società.

            Io dispongo di poco tempo libero ma, nei periodi in cui ho meno da fare e quindi ho più agio di trafficare col telecomando, non disdegno di seguire le peripezie dei personaggi che si avvicendano nei reality. Alcuni li trovo molto vivi, interessanti, seducenti; altri, è vero, mi risultano antipatici o addirittura ripugnanti.
            Ma come diceva Terenzio: "Humani nihil a me alienum puto ".
            Noi partecipiamo dell'umanità di tutti e io credo sia un esercizio salutare riconoscersi nei difetti degli altri. Ci sono un Taricone, una Serena, un'Antonella Elia, un d.j. Francesco in ognuno di noi.
            Insomma, i reality finiscono col costituire un'occasione in più per un benefico esercizio di introspezione, attività in genere negletta in una società dedita all'attivismo maniacale come la nostra.

            Qualcuno attribuisce agli affezionati spettatori di questi programmi una perversa pulsione voyeuristica, tuttavia, secondo me, esagerando ancora. È il segno dei tempi. Non è stato forse uno degli autori più significativi del Novecento italiano ed europeo, mi riferisco ad Alberto Moravia, ad intitolare un suo fortunato romanzo "L'uomo che guarda"?
            La curiosità verso l'esistenza degli altri non è semplice pettegolezzo, ma sovente una forma di intelligenza e di riflessione filosofeggiante.

            Infine, i reality, almeno nei momenti più spontanei e depurati dalle melense trovate degli autori, costituiscono esperimenti di psicologia sociale con un importante valore educativo. Lo spettatore ha modo di vedere come funziona in concreto un gruppo, come si cementa o si disgrega, come si costituisce o si distrugge la leadership, come ogni singolo individuo affronta i problemi che la contiguità fra esseri umani fatalmente determina. E questo, in qualche modo, favorisce nel telespettatore un non trascurabile apprendimento per imitazione. Egli ha modo di imparare nuove strategie esistenziali, secondo le stesse modalità con cui si apprende di frequente nella vita reale.
            Identificandosi con i vari personaggi vive il colpo basso, il tradimento dell'amico o del fidanzato, le invidie, le gelosie, i conformismi, le arroganze, gli esibizionismi che fanno parte integrante della quotidianità concreta di qualsivoglia gruppo si appartenga: i compagni di classe, i colleghi di lavoro, gli amici.

            Concludendo, se i reality sono spazzatura, dobbiamo riconoscere che nella nostra epoca forse sono proprio i rifiuti che hanno molto da dirci circa il punto in cui sono giunte la nostra civiltà e la nostra umanità.

            La televisione

            Un certo conformismo intellettuale, corrente al giorno d'oggi, spinge a parlar male della televisione, a considerare questo mezzo di comunicazione un fattore di corruzione e di istupidimento collettivi.

            Di fronte a tali critiche rimango perplesso. Certo, ci sono programmi che non mi piacciono, che cerco di evitare, che mi inducono allo zapping, quando non addirittura a spegnere il televisore e dedicarmi a qualcos'altro: leggere un libro, fare una passeggiata, chiamare un amico.

            In genere non mi piacciono i cosiddetti programmi di intrattenimento, i quiz con l'"aiutino" del conduttore, i programmi di barzellette, i dilettanti allo sbaraglio, le trasmissioni che ospitano quasi esclusivamente uomini politici, che se ne servono per fini elettorali, molti noiosi programmi sportivi della televisione pubblica.

            Si tratta, il più delle volte, di trasmissioni televisive che celebrano, talvolta con solennità talaltra volgarmente, lo status quo e che, mentre si inginocchiano di fronte al potente di turno, uccidono, a mio avviso, la riflessione e il pensiero critico. Non rispondono al mio sentire più profondo; mi sembra, invece, che tendano ad ottundere la mente dello spettatore, a "divertire" nel senso più autentico e deteriore del termine: "divertire" deriva dal latino "divertere", cioè volgere altrove, allontanare, distogliere. E in effetti distolgono, a mio avviso, la mente dalla vita autentica.

            Quello che ritengo però assurdo è fare del moralismo, avere la pretesa di stabilire cosa è giusto per gli altri, coltivare la presunzione di possedere la verità assoluta. Coloro che preferiscono i programmi di intrattenimento hanno il diritto di guardarli, così come io ho il diritto di spegnere il televisore.

            Certo a me piacciono i programmi che stimolano la riflessione: Giuliano Ferrara, Gad Lerner, molta di quella televisione di Rai Tre ispirata direttamente o indirettamente alla linea Guglielmi: Chi l'ha visto, Un giorno in pretura, Report.
            Peccato non ci siano quasi più belle trasmissioni sui libri, come accadeva soltanto qualche anno fa.

            Secondo me, la televisione, quando è ben fatta, alimenta il pensiero, permette allo spettatore di aumentare la comprensione del mondo e di se stesso, di maturare come cittadino e come persona. Molti programmi televisivi hanno contribuito a migliorare l'autoconsapevolezza collettiva, a farci progredire sulla difficile strada della civilizzazione.

            Non dimentichiamo che la televisione ha avuto un ruolo importante nel contribuire al crollo di dispotismi e totalitarismi in tutto il globo. Il comunismo sovietico e l'apartheid in Sud Africa sono stati abbattuti, per esempio, grazie alla diffusione di idee, valori e stili di vita ispirati alla tolleranza e alla libertà, diffusi dalla televisione in tutto il mondo. E se si è trattato di rivoluzioni poco violente è stato anche per merito della presenza massiccia delle televisioni che prima hanno preparato il terreno culturale adatto, poi hanno seguito con costanza e puntiglio l'evoluzione degli avvenimenti.

            Inoltre la televisione ha altri meriti: se tutti oggi parliamo un italiano mediamente corretto e comprensibile su tutto il territorio nazionale, lo dobbiamo in gran parte alla televisione. L'unificazione linguistica del Paese è cioè, a pressoché unanime giudizio degli esperti, merito della televisione. Prima dell'avvento del video, dominavano i dialetti, una ricchezza dal punto di vista espressivo, ma poco comprensibili fuori del luogo geografico di elezione.

            E nemmeno quell'altro diffuso luogo comune che vuole la televisione nociva per i bambini, è vero: recenti ricerche in campo psicologico hanno dimostrato che non è la televisione a far male ai bambini, ma la troppa televisione, unita all'abbandono e alla mancanza di dialogo con gli adulti.

            La televisione dà la possibilità di assistere gratuitamente ad ottimi film, i telegiornali ci forniscono addirittura una sovrabbondanza di informazioni, facendo crescere la nostra partecipazione alla vita pubblica, anche se, certo, non mancano distorsioni, omissioni, manipolazioni e mistificazioni.

            La televisione svolge poi un importante ruolo sociale nei confronti degli anziani e delle persone sole: fa compagnia, riempie a volte silenzi troppo prolungati. Anche a me capita, quando sono stanco, di accendere il televisore, che tengo di sottofondo, mentre faccio magari qualcos'altro.

            Le prospettive future prevedono la crisi della vecchia tv generalista a favore dello sviluppo di un televisione più interattiva, mirata alle esigenze individuali degli utenti, che non si limiteranno al tradizionale e passivo ruolo di spettatori , ma parteciperanno con contenuti propri. Sarà inoltre una televisione capace di dialogare con computer e telefonini. Si prepara l'affermazione della tv on demand e della Web-tv, cioè della televisione trasmessa via Internet, capaci di attrarre nuovi e cospicui introiti pubblicitari.

            Staremo a vedere. Francamente si tratta di un'evoluzione che non mi entusiasma più di tanto. Mi sembra che oggi, fra televisione pubblica e privata, gratuita e a pagamento, l'offerta sia addirittura eccessiva, almeno per i miei gusti e i miei bisogni.

            Internet

            Nata come applicazione militare e diffusasi poi come strumento di comunicazione tra ricercatori di università statunitensi, Internet è entrata a far parte stabilmente, negli ultimi dieci anni, della nostra esistenza quotidiana.

            Un computer, nemmeno particolarmente recente e potente, un modem, per i più sofisticati una webcam, e siamo in contatto con tutto il mondo.

            Molti sono scettici circa questo nuovo sistema di comunicazione. Alcuni pensano che Internet, diffusa capillarmente in tutte le famiglie, così come ormai avviene in tutto il mondo occidentale, sia un falso bisogno, indotto dall'industria, generato dai soliti persuasori occulti al fine di vendere un maggior numero di personal computer e di altri aggeggi tecnologici assolutamente inutili.

            Altri apocalittici temono che la nuova tecnologia rafforzi la solitudine o l'isolamento dell'uomo contemporaneo, ne assecondi i tratti schizoidi e l'anomia, liberi la psicopatologia più torbida, contribuisca alla diffusione di quella folla solitaria, composta da milioni di atomi senza legami che caratterizza ormai la vita delle metropoli moderne, faciliti i comportamenti criminali e antisociali.

            Certamente la Rete non è Utopia o la Città del Sole, non rappresenta la comunità ideale.
            I pedo pornografi, i terroristi, i fanatici, i trafficanti di droga e i truffatori di ogni risma trovano certamente nella Rete un supporto tecnologico che rende più efficaci i loro propositi distruttivi.

            Nella Rete, in definitiva, si rispecchia la società,. insidiata costantemente dal Male e caratterizzata anche dalla violenza, dalla corruzione e dalla criminalità.

            Ma la Rete possiede anche delle interessanti potenzialità progressive, democratiche, liberatorie ed è questo il principale motivo per cui la sua diffusione va incrementandosi in modo capillare in tutto il mondo ed è per tale ragione che i regimi tirannici e totalitari l'avversano, la temono e la censurano.

            Internet agisce da moltiplicatore delle informazioni e della conoscenza, dà democraticamente la parola a tutti, favorisce i contatti interpersonali, lo scambio di idee, di merci e di servizi.

            Facilita i contatti dei cittadini con le istituzioni. Mette a disposizione la possibilità di apprendere a distanza, migliora la salute dei cittadini tramite forme di teleassistenza e teleconsulto. Favorisce il reperimento rapido, preciso e confrontabile tra più fonti delle informazioni. Permette anche a chi abita in località remote l'efficiente acquisto di libri, cd, dvd, elettrodomestici, viaggi, oggetti e gadget di ogni tipo.

            Internet, soprattutto, consente un importante esercizio di libertà: chiunque può intervenire su forum o newsgroup, oppure costruirsi un sito o un blog personale; a ciascuno, quindi, è data la possibilità di esprimersi, dialogare, diffondere le proprie idee, mettersi in gioco su scala planetaria.
            L'unico discrimine è semmai tra chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi purtroppo ne è ancora escluso, per motivi economici o di istruzione. E sarà forse questa la battaglia più importante nel futuro: garantire l'accesso alla Rete a quanti più soggetti possibili.

            Molte delle idee e delle informazioni passate prima in Rete hanno riaperto casi giudiziari, dato il la a legittime lotte politiche e di emancipazione, contribuendo a modificare abitudini e costumi collettivi, scalfendo pregiudizi, informando la gente con maggiore tempestività ed efficacia dei media tradizionali.

            Internet ci sta modificando più di quanto siamo disposti ad ammettere.

            Esiste, nel Web, un'enciclopedia completamente gratuita, Wikipedia, consultata quotidianamente da milioni di persone. Ebbene, questa enciclopedia non è opera (almeno non soltanto) di accademici, bensì di semplici appassionati ed è un'enciclopedia che ha superato in diffusione quelle tradizionali.

            Internet dimostra che le forze vitali di una comunità, lo spirito imprenditoriale, la capacità di rinnovamento, non passano soltanto attraverso i soliti canali tradizionali. Persino le università, i professori, non possono più reclamare il monopolio del sapere.

            D'altronde è sempre stato così, solo che ce ne eravamo dimenticati. La storia ci insegna che le scoperte scientifiche e tecnologiche, i grandi movimenti di pensiero, letterari, artistici, maturano spesso al di fuori dei templi sacri.

            In una società ancora oligarchica e gerontocratica, Internet offre ai giovani un possibile strumento di riscatto. Le più grandi aziende della net-economy sono state fondate da dei ventenni. E sono spesso i giovani coloro che sanno maneggiare con maggiore disinvoltura le nuove tecnologie.

            Tutto questo però fa paura: a chi è abituato a prosperare su rendite di posizione, ai monopolisti, ai mandarini del sapere, a chi non è disposto ogni giorno a mettersi in gioco, a chi preferisce l'accumulo di titoli accademici alla competenza, a coloro che temono quella distruzione creatrice di cui parla nei suoi libri l'economista Schumpeter, forza implacabile ma così necessaria per l'avanzamento, il rinnovamento e la rivitalizzazione della società e dell'economia.

            Oggi, grazie a Internet, molti utenti si sono trasformati in imprenditori. Tramite lo sviluppo dell'e-commerce, hanno costituito nuove aziende, che utilizzano nuovi canali di vendita.

            Ma soprattutto, milioni di appassionati sono riusciti a trasformare i propri hobby, le loro passioni vitali in fonte di reddito, per quanto ancora molto modesto, grazie agli introiti pubblicitari.

            Il mondo è in costante divenire, lo sapevano già i filosofi greci; Internet accelera i mutamenti e prefigura la società del futuro. Difficilmente, a mio avviso, i conservatori ad oltranza, i tradizionalisti, gli immobilisti riusciranno a fermarne gli sviluppi.

            L'adolescenza: una fase cruciale dell'esistenza tra sfide e opportunità

            Introduzione: L'adolescenza è una fase della vita caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, relazionali e psicologici. Gli psicologi dell'età evolutiva distinguono due tipi di adolescenza: la prima adolescenza, che va dagli undici-dodici anni ai quindici-sedici, focalizzata sui mutamenti corporei e l'attaccamento al gruppo degli amici, e la seconda adolescenza, che va dai sedici-diciassette ai venti-ventuno anni, caratterizzata dall'esplorazione del rapporto di coppia e da una maggiore introspezione.

            Sviluppo:

            1. La complessità dell'adolescenza:

            • Generalizzazioni approssimative: Le classificazioni dell'adolescenza offrono una visione generale, ma la vita è un processo dinamico che non si presta a tagli netti e definizioni categoriche.
            • Esposizione ai pericoli: L'adolescenza è una fase particolarmente vulnerabile, in cui l'individuo sperimenta la percezione del rischio in modo diverso rispetto all'adulto. Ciò può portare a un'esposizione maggiormente elevata a pericoli interni ed esterni.
            1. 2. L'influenza delle ideologie e dei gruppi di pari:

            • Seduzione delle ideologie: Gli adolescenti, in virtù della loro inesperienza e idealismo, sono soggetti alla seduzione di ideologie violente, totalizzanti e pericolose, che possono essere religiose, politiche o provenire da sette di vario genere.
            • L'importanza dei gruppi di pari: Il gruppo dei pari esercita una forte influenza sulle opinioni e sui comportamenti degli adolescenti. Tuttavia, non sempre i leader di questi gruppi sono persone equilibrate, il che può portare a episodi deprecabili di bullismo e violenza giovanile.
              1. 3. Le sfide e le difficoltà dell'adolescenza:

              • Rischi per la salute mentale e il benessere: L'adolescenza è l'età in cui si è più esposti al suicidio, all'abuso di alcol e droghe, alla depressione, alla nevrosi, ai disturbi del comportamento alimentare e agli incidenti stradali. È fondamentale che le istituzioni vigili e intervengano per ridurre al minimo il numero e l'intensità di queste problematiche.
              • Inserimento nel mondo del lavoro: Gli adolescenti si trovano di fronte al difficile problema dell'inserimento nel mondo del lavoro, spesso caratterizzato da chiusure e disconnessioni con i bisogni delle giovani generazioni. Ciò può creare un senso di smarrimento e una mancanza di orientamento in un'economia che talvolta assume caratteristiche di immoralità, ingiustizia e spietatezza.
                1. 4. Il potenziale e la bellezza dell'adolescenza:

                • Il periodo più poetico e drammatico della vita: Nonostante le sfide, l'adolescenza rappresenta un momento di grande potenziale e opportunità. È il periodo in cui gli individui manifestano i propri talenti, vocazioni e inclinazioni, dando forma al loro modo di essere nel mondo.
                • Ruolo dei genitori ed educatori: Genitori, educatori e insegnanti hanno il delicato compito di ascoltare e dialogare con gli adolescenti, incoraggiando l'espressione autentica della loro personalità e dei loro talenti. È necessaria grande sensibilità per guidarli lungo questo percorso.
                  1. 5. La conservazione dei ricordi e l'apertura al nuovo:

                  • L'adolescenza come patrimonio di esperienze: L'adolescenza rappresenta un grande patrimonio di ricordi e esperienze che rimangono con l'individuo per tutta la vita, spesso diventando la sua più grande ricchezza e ispirazione per la creazione di capolavori artistici e letterari.
                  • L'adolescenza come disposizione della mente: Secondo il noto psicologo Carl Gustav Jung, l'adolescenza è una disposizione della mente che non dovrebbe mai abbandonare la persona adulta o anziana. Conferisce alla psiche l'apertura al nuovo, la duttilità, la flessibilità e la creatività, elementi preziosi per ogni individuo.

                    Conclusione: L'adolescenza rappresenta una fase cruciale dell'esistenza, caratterizzata da sfide e opportunità. È un periodo in cui è importante prestare attenzione ai pericoli che gli adolescenti possono affrontare, come l'influenza di ideologie pericolose e l'esposizione a rischi per la salute mentale. Tuttavia, è anche un momento di grande potenziale e bellezza, in cui gli individui manifestano i propri talenti e vocazioni. È responsabilità dei genitori, educatori e insegnanti accompagnare gli adolescenti lungo questo percorso, incoraggiando la loro espressione autentica e garantendo il loro benessere. L'adolescenza rimane un tesoro di ricordi ed esperienze, che può arricchire l'intera vita di una persona e offrire spunti per la creatività e l'apertura al nuovo.