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lunedì 9 agosto 2010

L'omosessualità

Circa cinque-dieci persone su cento sono omosessuali, cioè provano attrazione per persone del proprio sesso. Si tratta di una minoranza consistente, che si trova ancor oggi a dover combattere contro stereotipi, pregiudizi, ostacoli, che la società continua ad opporre a chi manifesta la propria personalità più autentica.
Eppure sono anni che l'omosessualità è stata depennata dal novero delle malattie psichiatriche. Sul DSM, una sorta di bibbia della psichiatria internazionale, in cui sono classificati tutti i disturbi mentali, dell'omosessualità non c'è traccia dal lontano 1973. Ed è già dal 1993 che l'Organizzazione mondiale della Sanità ha classificato l'omosessualità come una variante normale della sessualità umana.

Eppure la nostra epoca storica, malgrado la piena assoluzione decretata dal potere medico, è una delle più omofobe che si conoscano.
Ci sono state epoche storiche in cui si dava minor importanza ai gusti sessuali delle persone e quello che uno faceva in privato non riguardava più che tanto la comunità.

L'omosessualità, invece, sconta tuttora l'oppressione, la persecuzione, l'aggressività che ogni società riserva al diverso, a chi è in minoranza, a chi non rientra nelle caratteristiche del gregge. Alcuni paesi considerano l'omosessualità un reato da punire con pene detentive. Diverse nazioni, come l'Arabia Saudita, l'Iran, la Nigeria e lo Yemen, puniscono ancor oggi l'omosessualità addirittura con la pena capitale.

Nell'esclusione e nella violenza verso la persona omosessuale entrano in gioco meccanismi psicologici ormai ben compresi, ma ancora molto diffusi, in particolare la proiezione, attraverso la quale gli individui si proteggono dai propri aspetti ombra, dagli abissi inquietanti della propria psiche, attribuendoli agli altri, veri e propri capri espiatori. Ciò permette di liberarsi dall'angoscia suscitata dalla diversità, attraverso una sorta di autopurificazione.

Il più noto psicoanalista italiano, scomparso alcuni anni or sono, Cesare Musatti, sosteneva che non esiste l'eterosessualità perfetta, che anche l'eterosessuale più convinto può nutrire occasionalmente, nel corso della propria vita, desideri verso persone del proprio sesso. Questo è particolarmente vero per l'adolescenza e la giovinezza, quando l'identità sessuale non è ancora completamente fissata.

Niente di ciò che è umano mi è estraneo, asseriva il classico Terenzio.
Mentre ciò che manca a chi prova ostilità verso gli omossessuali è proprio l'empatia, la capacità cioè di uscire dal proprio egocentrismo e di calarsi nei panni dell'altro, capire le differenze, ma anche le somiglianze, capire che l'altro è un nostro simile, ci è umanamente prossimo, vicino.

Inoltre, al di là delle considerazioni psicologiche e delle citazioni classiche, ciascuno di noi non può ignorare il grande contributo che gli omosessuali hanno fornito allo sviluppo della nostra civiltà.
Per rimanere ad autori della letteratura italiana più vicini alla cultura giovanile contemporanea, ricordiamo i nomi e le opere di Tondelli, Busi e Pasolini.
E riandando indietro, come dimenticare quella stupenda cattedrale letteraria che è la Recherche dell'omosessuale Proust? O le liriche antiche di Saffo?

L'elenco potrebbe continuare e sarebbe lunghissimo e sorprendente, non solo in campo artistico, bensì anche in ambito tecnico-scientifico.

Eppure gli omosessuali, che sono assolutamente soddisfatti del proprio orientamento sessuale, devono ancora condurre vite in salita, spesso irte di difficoltà.

Nevrotizzati talora da famiglie che non li accettano, discriminati sul lavoro e persino dalle leggi di molti stati che, magari, in altri campi si fanno paladini dei diritti umani, fatti oggetti di sciocche battutine e di stomachevoli parodie cinematografiche, gli omosessuali faticano a essere accettati nella loro completa umanità.

Tutto questo è ingiusto ed è auspicabile che, aumentando nell'attuale società l'istruzione e la consapevolezza dei propri e degli altrui diritti, certe persecuzioni ci appaiano sempre più come oscure manifestazioni di una sorta di Medioevo, da superare e dimenticare.