lunedì 9 agosto 2010

La scienza e la tecnica

Tra le caratteristiche peculiari della vivacissima civiltà occidentale c'è senz'altro lo sviluppo della scienza e della tecnica. Senza addentrarci in complicati excursus storici e filosofici, possiamo rilevare come, negli ultimi secoli, la scienza e la tecnica abbiano proceduto di conserto e abbiano inciso profondamente sull'economia, catalizzando quella che è nota come rivoluzione industriale, l'evento che più di ogni altro ha determinato il cambiamento epocale che stiamo ancora vivendo.
Nonostante questa affermazione clamorosa, scienza e tecnica rimangono relegate nella categoria dell'utile, oltre che sottoposte ad una critica serrata da parte di filosofi, sociologi, opinionisti, persone di cultura.

Ancora nel nostro secolo, ai giorni nostri, la vera cultura non è considerata quella scientifica, guardata con sufficienza, ma quella umanistica.
Le librerie pullulano di narrativa, mentre scarseggiano i testi scientifici seri. Le riviste scientifiche di qualità destinate ad un pubblico numeroso, almeno in Italia, scarseggiano.
Che ciò abbia conseguenze negative sulla vita quotidiana di ciascuno di noi è facilmente dimostrabile.

Lasciamo perdere l'imbarazzo che molte persone anche di cultura elevata sperimentano nel maneggiare un computer, uno stereo, un fax o un qualsiasi congegno incorpori un consistente sapere tecnico, ma la ricerca, per esempio, in Italia langue, priva com'è di un adeguato sostegno finanziario; le questioni tecnico-scientifiche vengono spesso trascurate, perché, in fondo, considerate irrilevanti e secondarie, determinando pericolosi ritardi e approssimazioni.
Mi vengono in mente le calamità e i disastri di ogni tipo, affrontati talvolta con colpevole indugio e senza un'adeguata opera di prevenzione.

Eppure, se godiamo di un benessere economico ormai consolidato, lo dobbiamo principalmente alla diffusione e all'impiego della scienza e della tecnica, che hanno permesso di incrementare la produzione di beni, di rendere confortevole la vita di ogni giorno, di incrementare le nostre possibilità di viaggiare, di conoscere, di divertirci.
Alcuni filosofi, principalmente quelli facenti capo alla Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse, Fromm ecc.), che considerevole seguito hanno avuto e continuano ad avere in Italia, vedono nella scienza, nella tecnica e nell'industria, nel tipo di intelligenza strumentale che esse richiedono, un pericolo per l'umanità, un pericolo di guerre, distruzioni, asservimento degli individui. Pur non negando il fascino di questi pensatori e la necessità, ormai divenuto un nostro habitus mentale, di mantenere vivo lo spirito critico, dobbiamo riconoscere che, al contrario, proprio in quei paesi dove scienza e tecnica hanno raggiunto uno sviluppo maturo, larghe fasce della popolazione godono di un benessere mai conosciuto prima, superiore persino al tenore di vita delle aristocrazie dei secoli passati.

Un'altra obiezione è quella di affermare che la scienza è arida e difficile. E non sarò certo io a negarlo, che davanti ad volume di matematica vengo preso dai sudori freddi. Ma forse è difficile, perché non ci si prende la briga di insegnarla con mezzi adeguati, perché manca una consistente opera di divulgazione, perché non si spiega che un teorema matematico o un esperimento scientifico possiedono una bellezza non inferiore a quella di un capolavoro di Raffaello o un romanzo di Tolstoj.

Si dovrebbe diffondere l'idea di gioco e di avventura che presiede al lavoro scientifico. Nei resoconti degli scienziati, quando si raccontano in qualche libro o in qualche intervista, non è mai assente la passione, la meraviglia, l'entusiasmo per aver raggiunto risultati rilevanti nella propria disciplina, per aver compiuto una scoperta significativa, per essere venuti a capo di un enigma.
Si dovrebbe dare maggior risalto e popolarità allo scienziato, spesso trascurato dai media. Si dovrebbe, infine, pagarli di più e meglio, questi artefici della scienza e del progresso.

Un progresso che dà a volte l'impressione di essere eccessivamente tumultuoso e incalzante. Le nuove scoperte scientifiche e le loro applicazioni pratiche aprono nuove frontiere che a volte inquietano il cittadino comune. Trapianti, cibi transgenici, clonazione sono parole che aprono nuove prospettive, ma inducono anche angoscia in ciascuno di noi. Ma la modernità è questa, fatta di sfide continue, da affrontare con fiducia, sapendo di poter contare sul lumicino della razionalità. E soprattutto, da affrontare informati. Ecco, una cultura scientifica non è necessaria soltanto per partecipare da protagonisti al progresso della propria comunità, ma anche per orientarsi in un mondo in continuo divenire.

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